Una moneta da un euro in ogni cd. Una scommessa vincente? Si fa un gran parlare di questo trio di giovani milanesi che hanno sborsato di tasca propria tutte le monete utilizzate per realizzare questo bizzarro progetto. Ma passiamo ai dettagli: i Ministri suonano un rock piuttosto grezzo e non privo di spunti originali; una voce biliosa alla Manuel Agnelli si unisce a qualche gorgheggio metal, e si stampa su una decisa struttura hard rock, ma non mancano anche momenti più tranquilli e melodici; il cuore della loro musica pulsa però nei testi, capaci di svariare dai temi d’attualità ai racconti autobiografici.
La strategia di marketing messa in pratica dai Ministri si è rivelata piuttosto azzeccata, se consideriamo la curiosità suscitata dalla notizia della moneta da un euro, allegata di tasca loro ad ogni cd e posizionata in bella mostra sulla copertina. La si può interpretare come una provocazione al pessimismo imperante, perché, come sostengono in molti, appunto, “I soldi sono finiti” e la gente non compra i dischi; sta di fatto che questo incentivo è comunque anche una furba e coraggiosa operazione pubblicitaria che ha consentito al gruppo un notevole surplus d’attenzione mediatica. Si può notare come la frase stereotipata da usare come titolo per l’album sia solo l’ultimo caso di una tendenza diffusa nel sottobosco musicale italiano: dopo “C’è gente che deve dormire” (Marta sui tubi), “Ho detto a tua mamma che fumi” (Kama), ecco ora “I soldi sono finiti” dei Ministri.“Se avessimo cominciato a fare musica pensando di fare soldi…” dicono loro, “saremmo stati degli illusi. Così regaliamo noi dei soldi a chi acquista il nostro disco”. È un concetto che ritorna sfogliando il libretto dell’album dove solitamente si trovano i testi delle canzoni, le foto, i ringraziamenti, ecc…; qui, invece, ecco – quanto di più realistico e trasparente si possa trovare – il business-plan di una rock band nell’attuale sistema discografico.
Ma questo progetto non è solo fumo, perché i contenuti ci sono: trovano spazio argomenti d’attualità scottante; ad esempio, è convincente il testo e l’interpretazione de “I muri di cinta” (canzone dedicata alla questione dei CPT, dove “togli di mezzo chi vuoi/non sarai mai abbastanza lontano” è il ringhioso ed efficace screaming finale); la title track “I soldi sono finiti” è una chiara dichiarazione d’intenti e una critica al (presunto) vero artista che si proclama estraneo alla dura legge capitalistica: “Ma noi non siamo puliti/suoniamo per non lavorare mai”, infatti, risuona più volte bello limpido.
È certo che il trio abbia dei margini di miglioramento (hanno 23 anni), sia dal punto di vista musicale, dove una maggiore varietà di soluzioni unita ad una cura sonora migliore non guasterebbe, sia sotto il profilo dei testi (che personalmente ritengo a volte molto buoni). Se ci sarà anche un riscontro di vendite, e altrettanta attenzione al momento del fatidico secondo album, magari grazie a nuovi gadgets allegati (io propongo una banconota!), si potrà chiarire meglio dove vogliono arrivare i Ministri, e soprattutto a quel punto avranno già vinto la loro scommessa.