Testo goldoniano particolare e poco conosciuto quello con cui si sono trovati alle prese la giovane autrice Letizia Russo e il regista napoletano Pierpaolo Sepe, gli allestimenti si contano infatti sulle dita di una mano.
Lei, a soli 26 anni, vanta già nel suo curriculum riconoscimenti come il Premio Tondelli e un lavoro commissionato dal National Theatre di Londra, portato poi in scena alla Biennale Teatro del 2004; attualmente i suoi lavori sono tradotti in diverse lingue e sono di prossima pubblicazione per Ubulibri.
“Il Feudatario” è un testo atipico rispetto ai classici goldoniani universalmente noti, Goldoni mette in scena per la prima volta gente di campagna ritraendo una classe sociale afflitta e soffocata dalle pretese di una nobiltà che si impone senza ascoltare ragione alcuna.
Nonostante alla fine tutto si risolva al meglio con la classica morale a cui il Nostro ci ha abituati, salta immediatamente agli occhi una rivolta popolare che, seppur accennata, esalta ulteriormente la peculiarità di questo testo rispetto ad altri.
La stessa autrice ha tenuto a sottolineare che più che di una rivisitazione si è trattato di un completo lavoro di riscrittura: «anche la lingua, che in Goldoni ha un andamento molto interessante ed armonico, io l’ho completamente scarnificata e le battute si sono fatte brevissime»; il ritmo della rappresentazione risulta infatti serrato e gli autori di Sepe sono bravissimi a tenere alta la tensione in tutta l’ora e mezza dello spettacolo.
Il risultato è un lavoro originalissimo in cui viene mantenuto solo lo scheletro che tiene insieme i personaggi goldoniani, ma dove la dinamica classica è completamente ribaltata.
Le due maschere di Pantalone e Arlecchino vengono rese in maniera originale ed efficace: il primo è “l’amministratore”, vestito scuro gessato ma con la cintura e la mantellina viola di un cardinale; il secondo,altrettanto trasformato, è un Arlecchino che ha recuperato la sua tradizionale origine demoniaca e come creatura dell’oscurità esce e rientra continuamente da tre botole illuminate al centro del palcoscenico.
Interessante anche la contrapposizione tra le due figure femminili di Rosaura e Beatrice che nonostante la dichiarata guerra iniziale finiscono per allearsi nel nome di un comune tornaconto, rivelando di essere le due facce di una stessa medaglia.
Nel complesso lo spettacolo scivola via veloce proponendo diversi spunti di riflessione, in particolare sulla condizione dell’uomo sottomesso ad un padrone e il suo disperato bisogno di giustizia; attraverso Goldoni il teatro di Sepe parla di lotte antiche e drammaticamente attuali.