“IL GIARDINO DEI FINZI-CONTINI” di Giorgio Bassani

Identità come malinconica separazione.

Opera pubblicata per la prima volta nel 1962, fa parte di quello che Bassani chiamò Il romanzo di Ferrara, un sistema di romanzi indipendenti e interconnessi dall’ambientazione e dallo spirito ferrarese. Probabilmente la prima opera che affrontò nel dopoguerra le vicende delle comunità ebree in Italia, tratteggiandole sullo sfondo come quinte della vita sentimentale di un giovane della provincia, Bassani riuscì a superare quello che fino ad allora era stato un tabù.

Il protagonista, anonimo che identifichiamo con lo scrittore per istinto e per alleggerire il passo del nostro discorso, si trova a Cerveteri per una gita con gli amici. Le tombe etrusche, ricordo di un’antica civiltà, diventano simbolo di altre tombe che riappaiono dai ricordi della gioventù ferrarese, nella Ferrara degli anni tra le due guerre, dalle larghe strade percorse da biciclette, dove scorreva la vita di provincia, tranquilla e isolata in un torpore afoso.

Giorgio si ricorda che da piccolo lo meravigliava una tomba sfarzosa che apparteneva alla famiglia dei Finzi-Contini, una delle famiglie patrizie ebree della città. I figli di questa famiglia, Micòl e Alberto, erano quasi coetanei di Giorgio ma vivevano appartati dagli altri, chiusi in un’aristocratica quanto naturale distanza. Qualcosa, però faceva pensare a Giorgio di avere un legame segreto con loro, qualcosa che lo rendeva un po’ simile a loro e diverso dagli altri. I tre ragazzi si vedevano alla sinagoga in occasione delle funzioni, e questo creava tra loro una certa familiarità quando si trovavano all’esterno.
Giorgio strinse amicizia con i due ragazzi, in particolare con Micòl. Ad interrompere questo rapporto sopraggiunsero gli anni universitari, e gli amici dell’adolescenza si ritrovarono anni dopo a Ferrara, persi nelle code dei loro percorsi di studio. La vita tranquilla di paese non poteva rimanere sorda agli avvenimenti nazionali ed internazionali. Alla fine del ’38 vennero emanate le leggi antirazziali dal governo di Mussolini. Un po’ alla volta cominciarono a sentirsi gli effetti delle nuove disposizioni. Una delle conseguenze, seppur mondana, che costituisce un passaggio necessario nel procedere del romanzo, fu l’esclusione dal circolo del tennis. Questo portò i giovani a ritrovarsi a giocare ogni giorno a casa Finzi-Contini.

In queste condizioni si strinse il rapporto tra Giorgio e Micòl, la giovane benestante e anticonformista, rapporto che andò poi a rompersi.

Quest’opera è una catena di matrioske che inizia già con l’inserimento del romanzo all’interno del ciclo de Il romanzo di Ferrara. Nel romanzo troviamo la vita di una città di provincia che vive in una isolata tranquillità, nel cui interno esiste una comunità che si distingue dal resto. All’interno di questa comunità si crea un legame tra due individui simili ma che proprio a causa della loro somiglianza, e diversità rispetto agli altri, non possono legare perché nel loro rapportarsi perderebbero probabilmente quella diversità, perno del loro essere.

L’epilogo del romanzo pone due soluzioni: c’è chi per la sua diversità perderà la vita e c’è chi si adatterà a quei ruoli che gli verranno concessi, così come la storia scrive senza dare merito ai primo e toglierlo ai secondi.

Einaudi, Torino, 2005