Mahler, Mahler e ancora Mahler. Quest’anno il compositore boemo-austriaco, il più grande sinfonista a cavallo tra otto-novecento, l’ha fatta da padrone, sia nei festival estivi più prestigiosi, sia nelle incisioni delle più grandi case discografiche europee.
Non è un caso che le sinfonie mahleriane siano le più eseguite in assoluto quasi che il messaggio lasciato dal grande compositore, messaggio filosofico-musicale nel quale è presente una riflessione di natura escatologica molto intensa, sia richiesto da un pubblico sempre più esigente e colto.
Assieme a questa componente fondamentale, è necessario ricordare come il linguaggio musicale di Mahler sia piuttosto complesso, irto di difficoltà esecutive di natura tecnica e interpretativa che richiedono una concentrazione ed una preparazione elevatissima da parte del direttore e dei professori d’orchestra.
Nei festival estivi Daniel Harding si è distinto per l’esecuzione della Sinfonia n. 4 nel corso del festival di Lucerna. Il giovane direttore inglese, a capo della Mahler Chamber Orchestra, ha effettuato una lettura della partitura molto cameristica e lontana dalle esecuzioni classiche. L’orchestra infatti presentava un organico ridotto tanto da poter consentire un’esplorazione uditiva di ogni singolo intervento strumentale in modo particolare nel terzo e nel quarto tempo. Molto bello “Das himmlische Leben” (La vita celestiale) il lied da “Des Knaben Wunderhorn” che, nell’incisione uscita nel mese di giugno di quest’anno della stessa Sinfonia diretta sempre da Harding con la medesima orchestra e propedeutica all’esecuzione estiva avvenuta appunto nel corso del festival svizzero e alla successiva ripresa della stessa avvenuta nel mese di ottobre al Parco della Musica di Roma in occasione del festival Abbado-Lucerna (Virgin Classics), è stato interpretato con molto garbo da Dorothea Roschmann.
Harding ha dato prova di essere un buon direttore, ancora giovane e distante dalle vette raggiunte dal suo più celebre e quotato connazionale: sir Simon Ratte. Il direttore stabile dei Berliner Philarmoniker, oltre ad essere il numero uno in assoluto sulla scena musicale mondiale, è stato protagonista con la sua orchestra di due mirabili e memorabili concerti italiani lo scorso maggio rispettivamente a Venezia (Teatro la Fenice) e Milano (Teatro alla Scala), presentando un programma “bizzarro” come solo lui sa e può fare data la sua grande e versatile preparazione: la 4° sinfonia di Ludwig van Beethoven e “L’Uccello di fuoco” (balletto completo) di Igor Stravinsky.
Peccato che ascoltare orchestre di questo livello e qualità e vedere direttori di questo calibro nel nostro Paese sia diventata ormai una rarità da tramandare ai posteri. Meno male che Antonio Pappano ha appena assunto la direzione stabile dell’orchestra di “Santa Cecilia” e beato il pubblico romano che potrà godere di questa grande opportunità e fortuna.
Ma Ratte è protagonista anche nei negozi di dischi. Infatti a febbraio è uscita per la EMI l’incisione della Sinfonia n. 8 di Gustav Mahler, l’anello che completa l’incisione integrale dell’intero corpus sinfonico del compositore austriaco registrato dal Maestro inglese. Per studiare la partitura Ratte ha impiegato la bellezza di cinque anni (tanto è il periodo di tempo che separa la registrazione della sinfonia n. 10 con i Berliner avvenuta nel 2000 e questa ottava) e, a capo della sua “vecchia” orchestra, la City of Birmingham Orchestra, ha dato vita ad una esecuzione strepitosa. Ottimo anche il cast, nel quale spicca la voce di Birgit Remmert. Una sinfonia “dei mille” (questo è l’appellativo dato alla composizione per il suo impiego, oltre che della massa orchestrale, di solisti, doppio coro e coro di voci bianche) come non si è mai sentita e con cui tutti coloro che la incideranno in futuro non potranno fare a meno di confrontarsi.
La prima “vittima” è Kent Nagano: la registrazione della sua ottava (Harmonia Mundi) non è sostenuta da un cast di voci all’altezza e in alcuni casi l’esecuzione stenta a decollare. Troppo rumore. Molto meglio Ratte!
Da questo elenco non poteva mancare Claudio Abbado, direttore mahleriano per eccellenza. Il maestro milanese, oltre a dirigere la settima sinfonia a Lucerna infiammando il pubblico, è tornato a Berlino per dirigere la sua vecchia orchestra (i Berliner Philarmoniker) nel maggio del 2004 e, successivamente, nello stesso mese di quest’anno. Il protagonista è stato sempre lui: Gustav Mahler. Le sinfonie: la sesta (Tragica) e la quarta. Impressionante l’esecuzione dell’ultimo tempo della sesta, un movimento che presenta diverse controversie di natura interpretativa e con un finale che testimonia l’appellativo di “tragica” con il quale è conosciuta. Abbado è davvero in stato di grazia e la compagine berlinese lo asseconda in una esecuzione che presenta una forza tellurica impressionante. L’esecuzione della quarta invece presenta la continuazione del sodalizio professionale che ormai dura da oltre due anni ed iniziata al Lucerne Festival del 2004. La cantante ha interpretato il quarto movimento della sinfonia e purtroppo questa è l’unica nota “stonata” dell’esecuzione. Abbado è straordinario come al solito, Harding è lontano anni luce dalla sua esecuzione, ma la Fleming non si presenta all’altezza. Lo so ad alcuni può piacere…ma non al sottoscritto. Molto meglio Frederica von Stade nella precedente esecuzione abbadiana di fine anni settanta. La Fleming si rifà però con i sette lieder “mattutini” di Alban Berg forse più nelle corde e presenti nella stessa registrazione.
Le due registrazioni sono edite dalla Deutsche Grammophon.
In occasione del suo ottantesimo compleanno, Pierre Boulez continua il lavoro di registrazione dell’intera opera mahleriana. A gennaio la Deutsche Grammophon ha pubblicato la registrazione del ciclo di lieder “Eines fahrenden Gesellen”, “Rukert Lieder” e i “Kindertotenlieder” con la partecipazione dei migliori solisti attualmente in circolazione: Violeta Urmana, Thomas Quastoff e Anne Sophie von Otter. Il direttore francese è a capo dei Wiener Philarmoniker. Da non perdere assolutamente.
Infine da ricordare l’uscita, ad un prezzo abbordabile, di un cofanetto sempre della Deutsche Grammophon, che presenta l’integrale delle sinfonie di Mahler diretto da Leonard Bernstein, vero e proprio testamento del grande direttore e compositore americano. Bernstein è forse il più grande conoscitore dell’universo musicale mahleriano proprio perché , nel corso della sua formazione direttoriale, ha avuto la fortuna di esercitare la funzione di assistente al grande direttore d’orchestra Bruno Valter. Bruno Valter era uno dei più grandi amici e sua volta assistente di Mahler nel corso dell’attività di direttore d’orchestra esercitata esercitata dal Maestro austriaco e quindi profondo conoscitore dei più reconditi segreti di ciascuna delle sue sinfonie. Questi segreti sicuramente Bernstein li avrà carpiti nel corso della sua giovanile collaborazione con Valter e trasferiti, unitamente alla sua versatile tecnica esecutiva e interpretativa, nelle esecuzioni.
E’ forse il Mahler più vero e Bernstein è sicuramente il direttore che meglio di tutti incarna il suo messaggio musicale, forse perché, come il musicista austriaco, oltre ad essere un grandissimo direttore d’orchestra, è stato anche un eccellente compositore. Per Natale non mancate di regalarvi questo cofanetto e di custodirlo come uno dei tesori più preziosi.