Martedì 19 maggio al Centro Culturale Candiani di Mestre, doppio e attesissimo appuntamento con “Il mare in tasca” di e con Cesar Brie, una produzione Teatro de Los Andes
Il Mare in tasca è la storia di un attore che al risveglio si trova trasformato in prete, che non crede in Dio ma dialoga con lui, che sogna il domani ma rievoca il passato. E’ il manifesto poetico di Brie, in cui si cerca di “costruire sulla scena eventi così piccoli da sembrare intimi, come se l’attore parlasse a ogni singolo spettatore, e nello stesso tempo così grandi da essere universali”. La scena povera, è arricchita da oggetti semplici e quotidiani, simboli che trasportano alla metonima. Ecco allora una striscia di tessuto blu spuntare dalla tasca: è il mare; un dito che si allunga verso il buio: è toccare l’infinito; un grande vestito bianco diventa la madre.
“Ma di che cosa parla davvero lo spettacolo?” chiede Dio all’attore-prete, in questo dialogo-monologo a tre. Sicuramente d’amore, impegno sociale e lavoro artistico. Fare l’attore è come celebrare un sacramento dove gli spettatori sono testimoni del bisogno dell’attore di essere creduto. Liberandosi dall’artifizio tecnico e naturalistico si può raggiungere la verità, quella alla quale il pubblico desidera assistere. Lo spazio si evolve, si tinge di riso cosparso ovunque, i resti del matrimonio dei genitori, uno spettatore-marionetta vuole andarsene, deludente sconfitta per l’attore, che decide di caricarselo sulle spalle; di offrirsi in sacrificio donando una mela, il suo corpo, da cui tutti possono prenderne e mangiare. Momenti di tensione e serietà si accavallano in contrasto con altri euforici, grotteschi ma pur sempre segnati da una ricca poesia.
Cesar Brie si trasforma, è Dio, è un prete, è un attore che parla ai fantasmi del passato come avrebbe voluto fare anni addietro, la sua spiritualità tormentata non demorde, continua a credere nella verità della finzione e libera nell’aria una tortorella bianca come una porta lasciata aperta, pronta ad accogliere nuovi germogli e nuove esperienze, fatte di colpe, errori e vittorie.
Dalle parole dell’autore-attore: “Oggi, davanti ad un bivio nel mio cammino nel teatro, trovo una tonaca appesa ad un albero. La tonaca è quella di un prete. Il bivio è la mia scelta di tornare a vivere e lavorare in America Latina, una terra così ricca da esportare caffé, mais, calciatori, scienziati, artisti, e così povera da non riuscire a tenerseli. L’albero dal quale pende la tonaca rappresenta questi anni di lavoro ostinato ed esilio volontario. I suoi frutti non sono soltanto le mie opere. Sono anche i miei errori, quello che ho distrutto, le fatiche inutili. Sono il primo a stupirsi: i miei fallimenti hanno germogliato. Con quella tonaca e questi frutti ho costruito quest’opera”.
IL MARE IN TASCA
Regia, testo, scenografia, disegno luci e interpretazione: CESAR BRIE -Musica: Andante del Concerto per Liuto e Orchestra di Vivaldi – Musiche eseguite da: Abramo Maiorani – Luci: Mia Fabbri – Produzione: Teatro de Los Andes
Durata: 55 minuti