IL RE MINORE DI BRAHMS

Un concerto per pianoforte od una sinfonia?

La nuova registrazione del Piano Concerto n. 1 in re minore per pianoforte e orchestra di Johannes Brahms, da pochi giorni nei negozi di dischi e pubblicato dalla Deutsche Grammophon, viene presentata dalla critica musicale europea come “l’incisione definitiva” di questa complessa partitura.

Forse, conoscendo l’interprete principale, il direttore e l’orchestra, tutto ciò potrebbe essere condivisibile, ma considerando anche la registrazione di Maurizio Pollini e Claudio Abbado il confronto con quest’ultima diventa appassionante ma tutto sommato anche poco utile.
Vero è che l’incontro tra Krystian Zimerman e sir Simon Rattle ha dato esiti superlativi. E non avrebbe potuto essere altrimenti.

Nel corso dei 51 minuti attraverso i quali i Berliner Philharmoniker dipanano la complessità del Concerto, emergono con solenne cupezza i tratti distintivi di quest’opera brahmasiana.

Il primo concerto fu composto in un periodo di scarsa produzione per il compositore di Amburgo.
Egli infatti tra il 1854 e il 1857 (gli anni della composizione del re minore) attraversò un periodo di scarsa vena in quanto stava intraprendendo un percorso tormentoso di ardua ricerca stilistica, spinto da un articolo di Robert Schumann, intitolato “Nuove strade” (28 ottobre 1853) nel quale veniva proclamata la grandezza dell’allora ventenne Johannes.

Schumann lo invitava esplicitamente ad affrontare il problema della grande forma sinfonica e, di conseguenza, la tormentata genesi del concerto in re minore, è figlia di questo tortuoso periodo di ricerca che sarebbe terminato nel 1876 con la composizione della prima sinfonia.

Il re minore fu eseguito per la prima volta ad Hannover il 22 gennaio 1859 ed eseguito al pianoforte dallo stesso Brahms. Le accoglienze furono tutt’altro che calorose. Qualche giorno più tardi, il 27 dello stesso mese, al Gewandhaus di Lipsia, si verificò un vero e proprio fiasco.
Ma queste dovevano essere le conseguenze del percorso di maturità compositiva che Brahms stava percorrendo.
Il concerto infatti è molto simile ad una sinfonia, sia per la durata dei movimenti, sia per la solennità che li contraddistinguono.

A differenza della classica sinfonia, i movimenti sono tre, e la struttura formale è quella tipica di un concerto per strumento solista con accompagnamento d’orchestra; ma la densità del pensiero musicale appare indirizzata ad uno strenuo sforzo costruttivo con l’intenzione di realizzare una complessa vastità di respiro che potremmo definire “sinfonico” il quale dall’inizio alla fine non smette di accompagnarci. Per questo motivo non si sa mai dove aggrapparsi quando si ascolta quest’opera.
Zimerman e Rattle sono fantastici e, considerando la cura maniacale del pianista e la duttilità del direttore unita ad uno studio meticoloso e scrupoloso dei minimi dettagli segnati nella partitura, l’esito è quello che ci si può aspettare dall’incontro tra due grandi geni del panorama musicale del XXI secolo.
Se non sarà la registrazione definitiva… beh… poco ci manca.

Johannes Brahms
Concerto for Piano and Orchestra no. 1
in D minor, op. 15
Krystian Zimerman, piano
Berliner Philharmoniker
Sir Simon Rattle
CD Deutsche Grammophon
Siti Internet:
www.universalclassics.com
www.deutschegrammophon.com/zimerman-brahms