In attesa del verdetto finale sulla probabile partecipazione al prossimo Festival di Cannes, esce nelle sale italiane il nuovo attesissimo film di Marco Bellocchio. Dopo il successo de “L’ora di religione”, il regista piacentino torna alla regia raccontando, con uno stile tutto suo, una storia complessa e macchinosa che prende spunto niente meno che da “I promessi sposi”.
Franco Elica (Sergio Castellitto) è un regista in piena crisi d’identità. Deluso dal matrimonio della figlia con un fervido cattolico (lui, così lontano dalle pratiche religiose) e costretto a girare l’ennesima versione de “I promessi sposi”, decide di fuggire in un paesino della Sicilia per prendere commiato dai propri problemi. Complice della fuga, una denuncia per presunte molestie sessuali nei confronti delle sue attrici. Giunto a destinazione incontrerà per caso un uomo che sbarca il lunario filmando matrimoni (da qui il titolo del film) e che chiederà il suo aiuto per girare il filmino di nozze della figlia del principe Ferdinando Gravina di Palagonia (Sami Frey), un nobile cinico e austero caduto in disgrazia. Ma Franco perde subito la testa per la bellissima principessa Bona (Donatella Finocchiaro) e decide di salvarla da un matrimonio di convenienza di cui è incolpevolmente la vittima sacrificale. A movimentare la già complessa situazione arriva Smamma (Gianni Cavina), un regista che si spaccia per morto (l’Italia è un paese dove comandano i morti) per raggiungere in fretta i riconoscimenti e la notorietà che nessuno gli ha mai tributato in vita.
Marco Bellocchio torna dietro la macchina da presa per raccontare – e riprendere – le tematiche portate a maturazione negli ultimi lavori: le ossessioni religiose, la ribellione nei confronti delle convenzioni sociali, la difficoltà dell’essere artisti in un mondo fatto di riconoscimenti fittizi e senza valore. Lo fa trascinandosi in un vortice di emozioni, sogni e ricordi, confondendo spesso lo spettatore e ponendolo davanti ad un’immagine caotica e visionaria. I tre registi del film – il demiurgo Bellocchio, l’alter ego Castellitto e quello di matrimoni – dialogano fra loro, si sovrappongono continuamente. La complessità dell’intreccio (spesso al limite dell’immediata comprensione) dona al film un’atmosfera sospesa, una compostezza quasi ieratica. Segno che tale confusione è interna all’artista e non, semplicemente, frutto di una sceneggiatura poco curata nei particolari. Il regista di matrimoni è un film di difficile collocazione, non certo definibile in una sola visione. Non è una commedia (per quanto non manchino i risvolti esilaranti) non è un dramma, almeno non nella tensione destinata alla rappresentazione scenica. Quello di Bellocchio è un film di immagini distinte le une dalle altre, di quadri unici che interpretano – ciascuno a suo modo – le piccole grandi caratteristiche dell’esistente, sorvolando su un Italia che non riesce a liberarsi dai propri pudori, dalle proprie ansie, dai propri pregiudizi.
Un cast perfetto, da Sergio Castellitto a Donatella Finocchiaro, che rende merito all’opera. Menzione a parte merita il personaggio di Gianni Cavina (a lungo attore feticcio di Pupi Avati), nei panni di un regista in preda alle nevrosi e in attesa dei meritati riconoscimenti, perso in un successo che arriva senza portare i benefici promessi. Ma Bellocchio non parteggia per facili equazioni, il suo regista è un uomo in crisi che solo la passione per la vita, per l’arte – e per una donna! – può salvare. Un film che passa dal buio alla luce (come lui stesso lo ha definito) nel tentativo di ritrovare una strada percorsa infinite volte, attraversata da musiche, suoni e atmosfere dai contorni sfocati. La stessa Sicilia resta uno sfondo da guardare con distacco, elemento paesaggistico di un disagio interiore e non ancora metabolizzato. Il regista di matrimoni non lascia messaggi nella bottiglia, ma risponde trascinando con sé interrogativi che rimandano alla coscienza di ognuno di noi. Un paese dove i morti comandano e i vivi si tormentano.
Titolo: Il regista di Matrimoni
Anno: 2005
Regia: Marco Bellocchio
Genere: Drammatico
Durata: 107′
Cast: Sergio Castellitto, Donatella Finocchiaro, Sami Frey, Gianni Cavina, Maurizio Donadoni
Uscita: 21 Aprile