Il puntuale ritorno della stagione sinfonica “Il Suono dell’Olimpico” è arricchito, quest’anno, da un significativa novità: precedendo la stagione vera e propria (dal 15 al 25 giugno), il 23 aprile il Teatro Olimpico di Vicenza ospiterà il direttore d’orchestra Osvaldo Ferrera e il violoncellista Paolo Bonomini, impegnati in un concerto-anteprima dedicato al compositore di cui quest’anno si celebra il bicentenario della morte: Franz Joseph Haydn.
Da voce bianca della cattedrale di Santo Stefano a Vienna, a maestro di cappella dei principi Esterházy, a celebrato protagonista di stagioni sinfoniche londinesi: Haydn ha certamente avuto una delle carriere più felici che si ricordino nella storia della musica. Gran parte di tale fortuna è senz’altro venuta dalla capacità di adattamento del compositore: accettando completamente il sostentamento di nobili illuminati, Haydn volse a suo vantaggio i vincoli di dipendenza. Il virtuoso “isolamento” presso gli Esterházy, in particolare, gli consentì di scrivere e sperimentare senza dover temere il giudizio di pubblici anonimi; al tempo stesso, il prestigio europeo dei principi fece sì che il nome e l’opera di Haydn circolassero degnamente in tutto il continente.
Il concerto del 23 aprile passerà in rassegna alcune tappe significative nel percorso dell’Haydn “cortigiano”. Si comincerà dalla Sinfonia n. 5 (1760), l’ultima prodotta a servizio del conte Morzin, nella città boema di Lukavec: l’anno successivo sarebbe iniziato il trentennale periodo con gli Esterházy. Come molte delle prime sinfonie haydniane, la n. 5 mescola riferimenti al passato recente con segni stilistici già classici: il fatto che il primo movimento sia un Adagio, ad esempio, rimanda con chiarezza alla tradizione barocca della sonata da chiesa. Tale reminiscenza formale, tuttavia, non impedisce a Haydn alcune invenzioni di particolare audacia, tra le quali spicca un utilizzo dei corni ai limiti del registro acuto.
Fu per gli Esterházy, invece, che il Concerto per violoncello e orchestra in do maggiore venne creato: una composizione del 1765 a lungo creduta persa, rinvenuta solo nel 1961 nell’archivio del Museo Nazionale di Praga. Il destinatario effettivo del Concerto fu Joseph Weigl, violoncellista di corte per il quale Haydn aveva già riservato episodi concertanti nelle sinfonie dalla Sesta all’Ottava. Le particolari difficoltà tecniche che l’esecuzione di quest’opera richiede testimoniano ancor oggi la perizia di Weigl come interprete.
Con la Sinfonia n. 84 (1786), infine, Haydn è vicino all’apice del suo percorso artistico. La composizione prova come la fama del compositore avesse ampiamente superato le mura della corte: il lavoro, assieme ad altri sei analoghi, venne commissionato da Claude-François-Marie Rigoley, Conte d’Ogny, per una serie di concerti organizzati dalla Loggia Olimpica di Parigi. Il più vasto organico e le conseguenti sperimentazioni sonore di questa ed altre sinfonie “parigine” costituirono un importante precedente alle grandi partiture dell’Haydn londinese.