IL TEATRO AMATORIALE IN ITALIA

Quando essere dilettanti diventa quasi una professione

Nelle città, nei paesi, ma, più in generale, nei centri in cui un gruppo di individui appassionati e volenterosi ha modo di raccogliersi, si è diffusa, specie negli ultimi anni, un’interessante abitudine a dare espressione alla vocazione per il teatro e per le sue molteplici forme.

Il sorgere oppure il ridefinirsi infatti di compagnie teatrali, è un fenomeno particolarmente attivo, in grado di fornire contributi e spunti interessanti anche a chi volesse accostarsi al teatro con una certa ‘ingenuità’ e inesperienza. La chiave indispensabile non è infatti una particolare competenza o un valido curriculum ottenuto calcando le scene più o meno locali, bensì una certa voglia di apprendere, la disponibilità a qualche piccolo sacrificio (anche in termini di tempo) e, soprattutto, una forte passione e un sano interesse.

Teatro non significa, in realtà, solo recitazione: teatro è anche dialetto, danza, musical, solo per citare alcuni esempi in via d’espansione, teatro è ricerca, scrittura, scenografia, ricostruzione, nel totale rispetto della tradizione, oppure proprio in una volontaria ricerca volta alla contrapposizione; teatro è, soprattutto, mettersi alla prova, cimentarsi in nuovi ruoli, in nuove esperienze, non solo in relazione ai personaggi e alle loro vesti, bensì in rapporto al testo, alle sue esigenze, alla compagnia, sostanzialmente al volto che si va delineando dell’intera operazione, non soltanto sotto il profilo drammaturgico.

Molto spesso chi si dedica al teatro in questa misura, cerca uno strumento di comunicazione differente per esprimersi, per entrare in contatto con una parte della propria creatività e, altrettanto frequentemente, lo fa senza trarne guadagni. L’esperienza della condivisione, la bellezza dell’amicizia, la capacità di mettersi in gioco, sono i primi frutti, ciò che- indipendentemente dal tutto esaurito o dal talento individuale- si raccoglierà a fine serata.

Sono numerosi i teatri di fortuna, parrocchiali oppure faticosamente costruiti con il contributo di enti locali o dei singoli cittadini, che ospitano valide compagnie formate da dilettanti: il ricco avaro, i giovani innamorati osteggiati dalle famiglie, le vedove un po’ troppo allegre, qualche domestica nel ruolo di mezzana, sono le parti che spesso accolgono l’impegno di giovani e meno giovani, laddove -naturalmente- si tratti di una commedia; drammi borghesi, rapporti familiari complessi, giovani in cerca del proprio posto nel mondo, sono invece i temi predominanti fra coloro che preferiscono spettacoli drammatici o, addirittura, tragedie. Ogni messa in scena è, in fondo, una sorta di riscrittura, di rivisitazione del testo e delle sue potenzialità.

Al teatro amatoriale sono attualmente dedicate numerose pagine in rete, ad esempio, testimonianza di un interesse continuo, indipendentemente dalla specificità della compagnia, oltre ad associazioni, costituitesi con l’obbiettivo di rendere maggiormente visibile il proprio impegno.
La realtà locale è, spesso, primo e principale viatico per la diffusione di un lungo percorso di preparazione fatto di lavoro sul testo, di prove, di allestimento delle strutture e di pubblicizzazione dell’evento: l’applauso e, ancor prima, la disponibilità del pubblico a sedersi in sala, è la ricompensa fondamentale.

La prospettiva, tuttavia, spinge ad una riflessione: perché non conferire, almeno in parte, a questa drammaturgia che spesso e (in particolar modo nel caso del teatro dialettale), attinge ad autori veri e propri, realizzatori di copioni complessi e noti almeno in ambito locale, la dignità che si è conferita alla drammaturgia di coloro che hanno fatto della propria ‘territorialità’ un simbolo dell’Italia nel mondo? Perché non facilitare l’ingresso delle produzioni teatrali locali in un circuito di maggior diffusione (magari mettendone in evidenza anche il valore linguistico-letterario)?

Ipotesi a parte, il rilievo del teatro amatoriale è davvero fondamentale nella realtà italiana: perché permette anche a chi non ‘frequenta’ abitualmente la drammaturgia classica o quella contemporanea di accostarsi alla bellezza del teatro, di lasciarsi affascinare da ciò che accade dietro il manto di Arlecchino e, magari, decidere di prendervi parte…