“IL TEMPO CHE RESTA” di Francois Ozon

La bellezza degli ultimi giorni

Nel “Tempo che resta”, il regista francese Ozon racconta con straordinaria sensibilità gli ultimi giorni di vita di Romain, un giovane fotografo di succcesso, che scopre che non gli restano più di tre mesi di vita.

Secondo di una trilogia dedicata al tema della morte, Il tempo che resta è una lucida e appassionata cronaca di una solitudine. Il fotografo parigino, Romain (Poupaud), sembra avere tutto: un ragazzo carino, un appartamento bello e una carriera in continua crescita. La scoperta di avere un cancro terminale lo getta, inizialmente, in uno sconforto totale dal quale riesce a risalire attraverso un percorso difficile ma ricco di scoperte emotive. Per questi motivi, la pellicola potrebbe essere definita un’ode alla vita e alla pace interiore.

François Ozon sembra far gravitare i suoi personaggi intorno all’ acqua. Nei suoi film, gli oceani, i mari e perfino le piscine sono luoghi della liberazione e del pericolo. I suoi attori sono consapevoli di questa doppia valenza. In Sotto la sabbia l’acqua è sinonimo di morte mentre 5×2 si conclude su una spiaggia che vede protagonista una giovane coppia godersi le ultime ore di un tramonto. Anche in quest’ ultimo lavoro, fondamentale risulta essere l’incontro del ragazzo con l’acqua. L’oceano espansivo è qui un invito a lasciarsi andare sia fisicamente che spiritualmente. Quasi un’estensione dell’accettazione di vivere implicita nel titolo. Continua è poi l’altalena tra sesso e morte. Si fa quasi difficoltà a separare le due sfere per i numerosi tentativi del cineasta di con-fonderli. Soprattutto nelle scene in cui il ragazzo, prossimo alla fine, decide di occuparsi privatamente del suo male (mai realmente dice a qualcuno della fine imminente). L’incontro con la nonna (Jeanne Moreau) è uno dei momenti più belli della pellicola. Si ritrovano le fragilità del personaggio e, probabilmente, quelle del regista.

Ad Ozon riconosciamo il merito di aver ben descritto sia visivamente che nei dialoghi la mediocrità di alcuni momenti di vita apparentemente insignificanti eppure fondamentali per esplorare il carattere di Romain seduto da solo in città oppure nel momento in cui si riscalda il cibo con il forno a microonde. Il film, in superfice, potrebbe non convincere per la scelta di un tema facilmente deprimente e piagnucoloso. Nei fatti l’argomento, oltre ad essere moderno, viene trattato con tatto. Il tempo che resta porta a riflettere. Non possiamo non porci delle domande. Cosa farei io al posto di Romain? Lotterei per restare in vita?

Fondendosi nei loro ruoli, gli attori scompaiono dietro i loro personaggi. Poupaud e Bruni Tedeschi sono estremamente commoventi. Il primo, in particolare, è abile soprattutto nel rendere credibile la trasformazione fisica del proprio corpo (da sano a malato) e le conseguenze che questo ha a livello cognitivo. Jeanne Moreau e Daniel Duval (che gioca il ruolo del padre di Romain) combinano felicemente sensibilità e distacco.

REGIA: François OZON
PRODUZIONE: Francia – 2005 – Drammatico
DURATA: 85′
INTERPRETI: Melvil Poupaud, Valeria Bruni-Tedeschi, Jeanne Moreau, Daniel Duval, Marie Riviere, Christian Sengewald, Louise-Anne Hippeau, Ugo Soussan Trabelsi
SCENEGGIATURA: François Ozon
FOTOGRAFIA: Jeanne Lapoirie
SCENOGRAFIA: Katia Wyszkop
MONTAGGIO: Monica Coleman
COSTUMI: Pascaline Chavanne
MUSICHE: Valentin Silvestrov