“IL VAMPIRO”di John William Polidori

La confortante dualità bene-male si dissolve in un ambiguo connubio che vede protagonista la nostra indecifrabile natura

Il primo romanzo dedicato a la figura del vampiro di distacca definitivamente dal folklore che la riconduceva all’ “altro” diabolico ed antitetico, una forza esterna che minacciava di corrompere inesorabilmente la natura umana e la introduceva in un universo oscuro e dannato: ora il vampiro si nasconde proprio all’interno nell’animo umano, rappresentandone il doppio perturbante che nasce e cresce assieme e con tutti noi, dal quale non si può avere più scampo.

La novella di Polidori ha inizio in uno nei lussuosi e viziosi salotti di ricevimento inglesi, affollati da un bazar di nobildonne libertine, annoiati rampolli di gloriose casate e sedicenti gentiluomini; in questa realtà così amorfa e priva di mistero, Aubrey, ricco giovanotto idealista e romantico, viene catturato dal fascino enigmatico ed imperturbabile di Lord Ruthven. Tra loro si consolida un’inaspettata amicizia e ben presto Aubrey si accorge delle stranezze di quest’uomo così singolare. Con l’intento di conoscere il segreto che si cela dietro questo oscuro individuo, il giovane decide di accompagnare il suo nuovo amico in un lungo viaggio nei vari paesi europei, durante il quale scopre la sadica passione di Lord Ruthven di ridurre alla rovina uomini onesti e gettare nella vergogna e nel vizio fanciulle ingenue ed inesperte.

Indignato dal suo comportamento, Aubrey dapprima tenta di sabotare il progetto dell’amico di corrompere una nobildonna romana, poi decide di proseguire da solo il suo viaggio verso la Grecia: è proprio in questo paese che incontra l’incantevole Iante, l’archetipo di donna bella e pura che popola i suoi sogni romantici, e viene a conoscenza delle spaventose leggende sui vampiri, creature diaboliche la cui somiglianza con Lord Ruthven turbano i pensieri del giovane. L’incredulità di Aubrey nei confronti di questi miti popolari viene smentita da un incontro ravvicinato con un non-morto all’interno di una buia capanna, nella quale l’inglese era stato attirato dalle grida di una donna: il giovane non riesce a vedere il volto del vampiro durante la loro colluttazione ma, come prova del suo passaggio, trova il cadavere di Iante con il collo segnato dalle inconfondibili ferite della creatura. Stravolto dalla disgrazia di cui era stato protagonista, Aubrey viene colpito da una febbre violenta e sarà lo stesso Lord Ruthven, che nel frattempo era giunto in Grecia, a soccorrerlo: questo suo improvviso cambiamento fa decadere tutti i sospetti nutriti nei confronti del torbido amico, il quale decide di proseguire il suo viaggio assieme al convalescente Aubrey. Le disavventure di quest’ultimo non sembrano avere fine, infatti i due vengono attaccati da una banda di predoni greci che feriscono gravemente Lord Ruthven, il quale, prima di spirare, fa promettere al giovane amico di non rivelare a nessuno la sua morte, almeno non prima che siano passati un anno e un giorno dal momento del decesso. Al lettore lasciamo il piacere di scoprire il significato di tale promessa, la quale vincolerà la restante parte della novella e il destino di Aubrey.

Il vampiro è stato affrontato più volte a partire da il grande classico di Stoker, ma è doveroso riprendere le radici di questa affascinante entità, recuperando il primo testo che l’abbia introdotta nel mondo del romanzo strappandola alla corrente novellistica della terrific school: l’opera di Polidori. Il lettore si aspetterebbe forse un’ambientazione simile a quella proposta ne “Il castello di Otranto” di Walpole ma l’autore sceglie di ambientare l’incipit della vicenda nella poco gotica vita mondana inglese e di celare il vampiro dietro le vesti di un elegante ed affascinante uomo di società, che per tutta la durata del racconto non si sbarazzerà mai della sua connotazione umana: inizialmente annienta le sue prede attraverso il vizio ed il denaro ed infine i suoi attacchi bestiali saranno sempre proposti in maniera quasi allusiva, senza mai abbandonarsi al macabro che potrebbe fare apparire in maniera troppo lampante la natura vampiresca di Lord Ruthven. Il vampiro di Polidori appare, però, un mostro tragicamente uomo e non antropomorfo, dove l’animale sembra indissolubilmente fuso con l’umano e non una realtà “altra”, ben distinta e separata dalla nostra; questo tema sembra apparentemente non sussistere nell’opera di Stoker ma ad un’attenta lettura ci accorgeremo che il testo non offre alcuna tangibile garanzia dell’esistenza di Dracula, perciò nulla ci vieta di pensare che il “mostro” sia una mera allucinazione dei protagonisti e che il vampiro stokeriano abbia assunto un rapporto così simbiotico con l’uomo da essersi infiltrato nella sua mente, rendendo ancora più forte la fusione mostro-uomo che Polidori ci offre: in questo modo la nostra natura appare ancora più ambigua ed indecifrabile.

Il testo di Polidori si dimostra di facile e semplice lettura, nonostante sia estremamente povero di dialoghi, e spesso appare come una successione quasi meccanica di fatti ed avvenimenti, accompagnati da descrizioni essenziali ma precise. .

Casa editrice: Tascabili Economici Newton, Roma
Anno di pubblicazione:1993
Pagine: 92
Prezzo: 1€