Mercoledì 5 aprile 2006 alle ore 16 nell’ambito della VIII Settimana della Cultura si inaugura, alla presenza dell’On. Rocco Buttiglione Ministro per i Beni e le Attività Culturali, il restauro dei dipinti murali della Basilica Superiore di S. Francesco in Assisi.
Dopo otto anni di ricerche e di lavori si è conclusa la complessa operazione di recupero, riassemblaggio, restauro e ricollocazione degli affreschi crollati con le volte della Basilica Superiore di S. Francesco il 26 settembre 1997. Si è trattato di un lavoro mastodontico, che ha impegnato decine di restauratori per circa 60.000 ore, ha comportato un costo complessivo che si aggira intorno ai 2.000.000 di euro ed ha riguardato una superficie pittorica di circa 180 mq.
Gli interventi strutturali condotti sull’edificio, che ne hanno consentito la riapertura al culto già alla vigilia dell’anno giubilare 2000, sono stati in parte accompagnati ed in parte seguiti da meticolosi restauri che hanno interessato anche gli arredi e i dipinti murali, ma soprattutto hanno consentito il recupero, la classificazione, il restauro e, almeno in parte, anche la ricollocazione in situ di oltre 300.000 frammenti.
Già tra il 2001 e il 2002, infatti, gli elementi “certi” che avevano composto le originarie figure di santi dipinte sull’arcone, in prossimità della controfacciata della Basilica, e quelli appartenenti alla vela di San Girolamo vennero ricollocati, trattando le ampie zone lacunose rimaste, parte con la tecnica dell’abbassamento ottico, parte con la tecnica del tratteggio. Ogni fase del lavoro e ogni scelta sostanziale, di merito e di metodo, è stata accompagnata da studi, confronti e verifiche a livello internazionale tra studiosi, tecnici e specialisti di vari settori (storici dell’arte, architetti, ingegneri, restauratori, fisici, chimici, informatici, ecc.), in modo che l’integrazione tra competenze diverse potesse offrire nuove soluzioni ai problemi che via via s’incontravano nelle diverse fasi del lavoro.
Così, a partire dal 2002, con l’ausilio del computer e di sofisticate tecnologie, prende avvio anche all’ultima parte del lavoro, quella relativa alla individuazione e alla scelta degli elementi appartenenti alla vela cimabuesca raffigurante San Matteo, alla decorazione del costolone e alla vicina vela stellata, da ricollocare sulla struttura della volta ripristinata. Nonostante in questo caso gli elementi rintracciati e riassemblabili con certezza abbiano restituito soltanto tracce molto frammentarie in rapporto all’originaria superficie pittorica, che copriva per intero i circa 100 mq occupati dalle due vele, i criteri adottati sono stati gli stessi della fase precedente.
Il lavoro si conclude quindi consegnando le decine di migliaia di frammenti rimasti a terra ad un’ipotesi di museo “in divenire”, che testimoni il grande valore tecnico e scientifico di questa impresa ed affidi all’evoluzione tecnologica ed informatica l’eventuale futuro del cantiere dell’utopia.