In un buio appartamento di New Orleans si consuma una vicenda che ha dell’incredibile. Un giovane cronista è alle prese con un intervista unica nel suo genere, poiché l’interlocutore, Louis, è un uomo che è stato vampirizzato nel lontano 1791, a soli 25 anni. Questa rappresenta un’occasione unica per il giornalista, e anche per lo stesso lettore, di conoscere il mondo oscuro dagli occhi di colui che le tenebre le ha vissute sulla propria pelle, portando alla luce una personalità multisfaccettata, complessa e inedita per questa figura del maligno, a cui nemmeno Bram Stoker ha mai concesso il diritto di parlare.
Il piccolo registratore del giovane reporter imprime, ininterrottamente, la lunga notte in cui Louis racconta la sua storia a partire dalla sua vampirizzazione, avvenuta nel 1791 (unica data resa nota nel testo).
Proprietario di alcune piantagioni in Louisiana, nelle vicinanze di New Orleans, il giovane vive presso la tenuta Pointe du Lac assieme alla madre, alla sorella e al fratello, che morirà suicida a seguito di una lite furiosa con Louis. Sentendosi responsabile della sua morte, egli si lascia trascinare in una spirale autodistruttiva, in attesa che qualcuno ponga fine alle sue sofferenze. Ma sarà Lestat, vampiro baldanzoso e arrivista, ad accogliere il suo appello disperato e a vampirizzarlo in cambio delle sue ricchezze e della stupenda Pointe du Lac, dove il vampiro sceglierà di vivere assieme al padre malato e a Louis. Nonostante lo scrupolo dei due nel nascondere la loro identità a estranei, i domestici africani, familiarizzanti con pratiche esoteriche e spiritismo, si insospettiscono dello strano stile di vita dei padroni e dei misteriosi omicidi avvenuti nel latifondo : l’irreparabile avviene la notte in cui gli schiavi, a seguito dell’ennesima uccisione, decidono di circondare la villa per distruggere i vampiri, oramai considerati colpevoli delle morti. Approfittando dell’incerta disponibilità della vicina Babette Frenière, la quale aveva già incontrato Louis più volte in passato, i due trovano riparo per una notte in attesa di ripartire per la più sicura New Orleans, città che riserverà loro una nuova compagna di viaggio, la piccola Claudia, il cui triste destino dapprima le strappa la vita della povera madre e poi le affianca due nuovi diabolici genitori. Per lei inizia un lungo idillio di benessere, vizi e coccole, che si rivelerà ben presto maledizione nel momento in cui un velleitario desiderio di diventare donna la costringerà a porsi delle domande sul suo passato dimenticato e sul perché della sua innaturale esistenza…
“Il vampiro”; così viene introdotta da Anne Rice quella creatura della notte che, nel nostro immaginario, non ha mai avuto la dignità del nome proprio, poiché il suo gli è stato strappato tempo fa, durante quel funesto battesimo di sangue che lo rese tale, “vampiro”. E per pagine e pagine non è dato nemmeno a noi conoscere il nome di tale, impronunciabile, demonio.
Era il 1791 e Louis divenne vampiro. Nel momento in cui prende forma l’entità vampiresca, ecco che il non-morto si riappropria di un nome, esattamente come accade alla piccola Claudia, che con il suo nuovo sostantivo rinasce sia come entità fisica che come entità psicologica, dato che la piccola non ha memoria alcuna del suo vissuto umano; per giunta, è destinato a rimanere celato fino alla fine il nome dello stesso giornalista, l’unica presenza umana costante in tutto il racconto. Intervista col vampiro concede un’identità – simboleggiata dal nome conquistato – e una voce a una creatura da sempre ricondotta alla duplice sfera della bestialità e della conturbante seduzione fine a se stessa, un fascinoso strumento di morte intrappolato nel suo essere macabro rituale macchinalmente reiterato. Ma al vampiro di Rice non viene concesso solo un nome ma anche la dignità di una coscienza e (l’umanissimo) desiderio di conoscere le origini della propria natura, che il vampiro tenta di ritrovare nel “mito” dell’anima infernale plasmata dalle mani di Mefistofele. Eppure quest’entità superiore non ha voce, e con essa viene meno il senso ultimo della sua non-natura, che Louis cerca ostinatamente di allontanare dalle fauci del vero mostro che lo tormenta da sempre: l’imperscrutabilità della sua immutabile natura. Irrimediabilmente cristallizzato nella sua forma vampiresca, Louis vede il suo desiderio di sapere resistere indefesso al tempo che scorre, una sete inconsolabile per una creatura destinata a non conoscere la placida rassegnazione della vecchiaia. E nel mondo di Intervista col Vampiro tutto ha il sapore dell’immortalità, il mondo sembra aver smesso di girare mentre i cambiamenti della storia sembrano passare di sfuggita ai protagonisti che la popolano: se per decenni i deliziosi e i macabri riti si susseguono indisturbati – i vizi lussuosi, i banchetti di sangue, le letture, le feste – ecco che il destino di Louis torna a farsi sentire immutato, anch’esso vampirizzato in un’invariata e velleitaria sete di conoscere l’origine di tutto. Una sete che lo spingerà ad allontanarsi dalla sua amata Louisiana per cercare una risposta che sembra non invecchiare mai, e che lo porterà a trovare nuove trappole circolari, sempre le stesse ma rivestite d’abiti, mode e colori diversi.
Anne Rice dimostra una grande sensibilità nel cercare di raffigurare personaggi di una psicologia così inafferrabile, indefinita poiché dilatata in una temporalità inimmaginabile. Tuttavia questi vampiri sono assolutamente credibili, colti nella loro innaturale ripetitività, catturati nel loro stile di vita reiterato, nella ripetizione di riti e abitudini sino a far perdere allo stesso lettore la concezione dello scorrere del tempo: esso è divenuto per loro insignificante, per cui non esiste in loro una naturale spinta verso la progressione e il continuo miglioramento. Eppure queste creature non sono state trasformate in autonomi, in loro ancora serpeggia un desiderio proiettato verso un avvenire indefinito e imprecisato: per Louis è il desiderio di conoscere la propria natura vampiresca, per Claudia di sperimentare una vita da donna e per Lestat è la mera sopravvivenza e la conservazione del proprio piacere. Si tratta di desideri irraggiungibili per motivi diversi, eppure sopravvivono in latenza nel corpo di esseri senza un futuro, poiché esso è divenuto troppo smisurato per essere gestibile, e nell’irrealizzabilità di queste prospettive si nasconde la profonda tristezza di creature ancora fin troppo umane per non ignorare i propri sentimenti.
Anne Rice, Intervista col vampiro, TEA, Milano, 1997, 361 pagine, 8.50 euro.