Will Smith è ormai considerato uno dei pochi attori superstiti capaci ancora di essere “star dalle uova d’oro”. Nato allo showbiz statunitense con una carriera da rapper, successivamente passato al piccolo schermo con il neo-classico Willy il principe di Bel Air, è da una decina d’anni in cima alla cresta dell’onda di Hollywood, e sembra conoscere il modo di restarci. Alla fine del 2008 lo vedremo nella seconda pellicola diretta dal nostro Gabriele Muccino in territorio americano (Seven pounds), ma è di questa settimana l’uscita nelle sale della sua ultima fatica. Il film, che in molti non si arrischiano a porre sotto l’etichetta della fantascienza, è ispirato al romanzo omonimo (I’m legend) di Richard Matheson di cui costituisce la terza versione per il grande schermo dopo 1975. Occhi bianchi sul pianeta Terra (1971, di Boris Sagal), e il più lontano L’ultimo uomo della terra (1963, di Sidney Salkow alias Ubaldo Ragona), pellicola italiana con Vincent Price, di grande interesse e bassissimo budget.
In un futuro sin troppo vicino il maggiore Robert Neville è il solo superstite rimasto a New York dopo che, tre anni prima, una nuova cura per il cancro ha sterminato il genere umano scatenando un’epidemia mondiale. La vita del protagonista è condizionata da una parte dalla rischiosissima convivenza con gli uomini vampiro prodotti dal contagio – fotofobici e regrediti ad una rabbiosa vita animale – dall’altra dalla forsennata ricerca di una cura al morbo: Neville è anche uno scienziato. Quando la sua cagna, l’ultima compagnia rimastagli, muore attaccata dai vampiri, Robert si getta nella notte contro il branco dei contagiati, in cerca d’una folle vendetta, ma quando è ormai prossimo a soccombere una luce giunge a salvarlo nell’oscurità. Sono una ragazza e un bambino, attirati fin là dal messaggio registrato che Robert trasmette ogni giorno da anni su tutte le frequenze, in cerca di altri superstiti. I due raccontano dell’esistenza d’una leggendaria colonia di non contagiati, lontano, sui monti.
Da che fantascienza è fantascienza – e questa, a giudizio di chi scrive (e non solo), lo è a tutti gli effetti – nelle pieghe del racconto, delle vicende fantasiose e delle azioni mirabolanti, si nascondono ipotesi lungimiranti e critiche acute sul presente e sul futuro prossimo della società dalla quale e nella quale essa viene prodotta. Basti pensare all’epopea della fantascienza cinematografica negli Stati Uniti coinvolti nella Guerra Fredda.
Così anche in questo remake anni 2000 d’un apologo di qualche tempo fa sulla condizione antropologica è interessante notare alcuni punti che saltano agli occhi, ancora di più se si considera l’interesse del paragone con i suoi omologhi precedenti, prodotti in anni politicamente, esteticamente e storicamente lontani.
È sopra tutto curioso notare come il soldato (ma nel film del ’63 non era solo uno scienziato?) Neville tenda a considerare come nemici i vampiri, stolti e incapaci di comprendere la sua grande opera di salvezza per tutto il genere umano, fino a quando restano tali; e li tratti di conseguenza, come, forse, farebbe un soldato, non certo uno scienziato che in quei corpi malati, vedrebbe (?) tanti potenziali pazienti.
Nemici animali “alieni”, “Stranieri” da colpire e uccidere che però sono in realtà i finali destinatari dei suoi sforzi, gli ammalati per i quali egli dice di combattere.
Nel film del ’63, quando altri superstiti scoprivano gli eccidi di vampiri condotti dal protagonista, gliene chiedevano ragione e ne denunciavano la natura di inutili omicidi.
Poi colpisce la faciloneria con la quale gli autori della pellicola hanno aggiornato alcuni dei temi più complessi del plot inserendo il riferimento al tenace impegno e alla lotta non violenta del mito giamaicano del reggae, Bob Marley.
Il film insomma parte da un plot di enorme fascino e da numerosi spunti potenziali; ma regia e sceneggiatura indugiano su aspetti secondari come l’emotività d’un padre – il protagonista – privato dalla calamità della figlioletta, o la dimensione pittoresca dell’eroe solitario che si aggira per le strade di New York in una spettralità da spot. Finito lo spazio, giusto un accenno ad altri due temi degni di qualche analisi in più: l’ossessione del contagio e l’ipotesi d’una divinità più meccanicistica della scienza da fumetto.
Titolo originale: I Am legend
Nazione: U.S.A.
Anno: 2007
Genere: Azione, Drammatico
Durata: 100′
Regia: Francis Lawrence
Sito ufficiale: www.iamlegend.warnerbros.com
Sito italiano: wwws.warnerbros.it/iamlegend/…
Cast: Will Smith, Gabrielle Union, Justin Morck, Alice Braga, Salli Richardson
Produzione: 3 Arts Entertainment, Heyday Films, Original Film, Warner Bros. Pictures
Distribuzione: Warner Bros.
Data di uscita: 11 Gennaio 2008 (cinema)