Torna il duo americano con un album di rock duro e puro, ancora dichiaratamente ispirato dai Led Zeppelin, ma non solo. Il sound è quello di sempre, l’intenzione anche. Per l’appunto: non rischiano di stufare un po’?
Con vari album sul groppone, forse si ha bisogno di rischiare una svolta, per evitare di ripetersi con la stessa – pur straordinariamente interpretata – formula trita e ritrita. Il talento di Jack White è stupefacente, alza di livello tutto e salva l’album dalla deriva sul fronte della noia. Di questi tempi è in stato di grazia. Con il progetto parallelo, The Raconteurs, Jack White riusciva ad ottenere l’ottima fusione tra le varie personalità del gruppo, che davano vita ad un lavoro fresco e multilaterale, originale, vivace, poliedrico. Questo invece è il frutto del suo ego ipertrofico, che dilatato nei cinque album già dati alle stampe risulta, com’è logico, un po’ annacquato. Tra i due progetti ci sono delle coincidenze evidenti, se si ascolta la traccia numero undici, I’m slowly…, sembra di sentire una canzone di Broken boy soldiers, l’album dei The Raconteurs appunto, uscito l’anno scorso. Viene da chiedersi se Jack White non faccia prima – e meglio – a proseguire la sua carriera artistica con gli amici raconteurs…
La vena freak è rappresentata da un brano lodevole: Conquest, spagnoleggiante e, questo sì, sorprendente, spiazzante, basato sull’intreccio di chitarre e trombe mariachi; un po’ di varietà è offerta anche da Prickly thorn, but sweetly worn, un folk scozzese dotato di cornamuse e mandolino, con più di una similitudine verso una certa The battle of Evermore di firma ledzeppeliniana. L’acustica A martyr for my love for you sembra un inedito dei Led Zeppelin, tanto è forte la somiglianza, sia strumentale, sia, soprattutto, vocale.
Poi è tutto puro stile Hard-Rock-alla-White-Stripes, con una durezza che li riporta agli esordi, in canzoni come la title track, o You don’t know what…, e altre ancora.
Sembra che Icky thump sia un’espressione inglese usata per esprimere qualcosa di sorprendente, ma ascoltando questo album i fan dei White Stripes non avranno quasi nulla di che sorprendersi; perché non solo tutto questo è già stato fatto – quarant’anni fa per giunta – ma tutto è già stato ‘rifatto’, e molto bene, dagli Stripes stessi.
TRACKLIST:
1.Icky Thump
2.You Don’t Know What Love Is (You Just Do As You’re Told)
3.300 M.P.H. Torrential Outpour Blues
4.Conquest
5.Bone Broke
6.Prickly Thorn, But Sweetly Worn
7.St. Andrew (This Battle Is In The Air)
8.Little Cream Soda
9.Rag And Bone
10.I’m Slowly Turning Into You
11.A Martyr For My Love For You
12.Catch Hell Blues
13.Effect And CauseIl link della recensione di ‘Broken boy soldiers’ dei The Raconteurs:
www.nonsolocinema.com/nsc_articolo.php3?id_article=4250