Il tour di Igudesman e Joo ha toccato Londra, dove il duo si è esibito accompagnato dalla Royal Philarmonic Orchestra. I musicisti sono stati accolti alla Royal Festival Hall da un pubblico non numerosissimo ma molto caloroso.
Richard Hyung-Ki Joo, pianista anglo-coreano, e il violinista Aleksey Igudesman hanno iniziato a collaborare fin dal loro primo incontro, avvenuto all’età di dodici anni presso la Yehudi Menuhin School. Successivamente hanno fondato insieme la Music & Comedy Company, con lo scopo di unire in un più stretto e intenso legame l’attività musicale e quella teatrale.
Lo spettacolo Big nightmare music, variante del celebre A little nighmare music, è uno show d’avanguardia, che unisce musica, teatro, danza e un umorismo travolgente. Non possiamo definirlo semplicemente “un concerto”: è una performance, un’esibizione che segue l’onda del momento e non è mai uguale alla sera precedente; Igudesman e Joo sanno creare qualcosa di magico e anticonformista. Lo scopo sembra essere proprio quello di demolire i pesanti formalismi spesso presenti nell’ambiente “colto” e avvicinare la musica classica ad un pubblico più vasto.
Parlare di musica classica, in questo caso, è molto riduttivo; i due comunque riescono egregiamente nel loro intento: ogni singolo spettatore è trascinato in questo “big nightmare”. È impossibile restare indifferenti: gli interpreti riescono a travolgere il pubblico, a renderlo protagonista dello spettacolo. Lo stesso vale per la Royal Philarmonic Orchestra che, per una sera, si è trasformata in una banda caotica, buffa, danzante – che ci diverte e, chiaramente, si diverte.
Pensiamo che tutti dovrebbero avere l’opportunità di vedere Igudesman e Joo in azione, almeno una volta nella vita. Anche in questa occasione hanno regalato una performance (prevedibilmente) eccezionale. La loro capacità di sconvolgere le nostre convinzioni, di prendersi in giro, di ribaltare completamente le carte in tavola è qualcosa di meraviglioso; la capacità di saperlo fare per così tanti anni, senza mai ripetersi o cadere nella banalità, è ancora più straordinario.
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