Nell’ambito del Festival Teatro delle Mura uno spettacolo di e con Julia Varley
“Avrei voluto inserirmi nel “Teatro Ufficiale”, ma per varie ragioni non mi hanno accolto”. Grazie a questo rifiuto, come talvolta accade, nel 1964 nasce l’Odin. L’Odin Teatret, un gruppo di outsider, dilettanti aspiranti attori che da Oslo emigra a Hostelbro, in Danimarca. Da oltre 45 anni questo gruppo itinera con i propri spettacoli e l’International School of Theatre Anthtropology (fondata nel 1980) in tutto il mondo, sempre con gli stessi attori, ma creando un luogo di interscambio che diviene punto di riferimento del Teatro Contemporaneo. I passi da regista di Eugenio Barba vengono oggi raccolti in un testo scritto irrazionalmente all’imperfetto, che però si dichiara “un presente”, nel libro “Bruciare la casa” (ed. Ubulibri), presentato nel pomeriggio in un vivace confronto con il professor Franco Ruffini.
Nel 1976 al gruppo si unisce Julia Varley, poliedrica regista e attrice protagonista dell’onirico monologo “Il castello di Hostelbro II”, presentato al festival teatri delle Mura il 21 giugno 2009. Durante la mattinata, in una dimostrazione di lavoro, Julia ha ripercorso le tappe che l’hanno portata dalle difficoltà degli inizi della sua carriera, “quando la mia voce pareva entrare in un campo e non uscirne più”, alle capacità performative di oggi, di “raggiungere l’essenziale”.
Oggi la sua voce è capace di tutto, di donare il canto nel parlato, che conserva quindi una segreta melodia, e di vibrare nei toni armonici che colorano il riso e il pianto, ed emoziona profondamente lo spettatore, immerso in un sogno, in una ricerca “sul silenzio che canta”: “Il Castello di Hostelbro II”.
Uno scheletro altissimo, a volte simpatico e a volte inquietante, straniante, è il maggiordomo che ci accoglie nel Castello, in una scena dominata dal rosso, in uno spazio ristretto che pare circondato dall’acqua. Dal suo stesso centro, dal corpo dello scheletro si svela la protagonista, nasce la voce che libera un testo poetico e profondo, e raggiunge il massimo senso di libertà nel cantare. E a lui farà ritorno, a questo teschio sorridente dagli occhi di margherita, in un continuo spostamento tra realtà e illusione e in un equilibrio drammaturgico pressoché perfetto. Julia gioca principalmente con quelli che durante la lezione del mattino ha definito “i piccoli volumi” del gesto teatrale, senza perdere per un istante quell’essenziale inseguito: l’energia, una forma di energia sempre riconoscibile e che lo spettatore può continuamente accogliere.
Una nota per il Festival Teatri delle Mura, che si conferma sempre più interessante opportunità di cogliere e incontrare grandi personaggi e nuove ispirazioni.
Il castello di Holstebro II
regia di Eugenio Barba
di e con Julia Varley