Ferdinand Reille, undici anni, in un giardinetto frequentato da ragazzini ammodo, con un bastone ha spaccato due denti e tumefatto il volto del coetaneo Bruno Houillié.
I genitori del carnefice presentano di persona le scuse ai genitori della vittima, fa da sfondo la casa borghese di questi ultimi e la loro iniziale, encomiabile, generosità. Un clafoutis di mele e pere (che per i suoi ingredienti già è un campanello d’allarme), un elegante mazzo di tulipani e preziosi libri d’arte danno al salotto degli Houillé il sapore di un rassicurante e assai civile spazio borghese. Ma quel che è, non resta a lungo.
Yasmina Reza, costruisce la sua fortunata pièce teatrale sulle sfumature del linguaggio, mettendo in scena un caustico e al contempo esilarante psicodramma di coppie a confronto. Uomini e donne, mogli e mariti, madri e padri: c’è tutto. Chiuso tra quattro mura, è il serrato componimento verbale che si nutre d’ipocrisia borghese e di frustrazioni accumulate. Sotto una sottile crosta di buone maniere c’è una tempestosa rabbia che con un movimento continuo crea nuove alleanze e minaccia un fragile bon ton. Il privato e l’impegno sociale, il politicamente corretto, la cultura come strumento di educazione e pacificazione, la benevolenza e la tolleranza sono illusorie sovrastrutture capaci di nascondere per breve tempo la vera natura ferina. Sono disperati e feroci, perdono il controllo, ma non sono così lontano da tutti noi, è solo questione di diversa concentrazione.
In poche pagine, con efficaci variazioni di ritmo, sono intrecciati violenti alterchi che virano in amare consapevolezze; e fasulle graduatorie che regolano il vivere civile si sfaldano, mentre un illusorio e prolungato sguardo di compassione è riservato solo a ciò che resta lontano dalla porta di casa, come il dramma del Darfour.
E’ una mattanza verbale. Le frasi stillano dolore, grettezza e rabbia, ma con sprazzi di lucidità perché la drammaturgia della Reza non crea caricature; si nutre di reale, di quotidiano, di assai probabile.
Tragicommedia dal pessimismo tagliente, fa sorridere e spaventa, perché si assapora una prossimità.
Pièce scritta nel 2006, Le dieu du carnage è stata messa in scena in Europa e negli Stati Uniti e interpretata da attori quali Isabelle Huppert, Ralph Fiennes, Silvio Orlando e Anna Bonaiuto. Ora è anche un film, Carnage, diretto da Roman Polansky.
La recensione del film Carnage:
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Yasmina Reza, Il dio del massacro, Adelphi ,2011, pp.91, 9 euro.