“Il dio della carneficina” di Yasmina Reza

L’educazione di oggi tra cultura e profitto

Al Toniolo di Mestre la pièce della scrittrice francese sull’educazione e la coppia che ha trionfato in tutta Europa.

Gli uomini vogliono un dio della carneficina, che più di essere un’entità a cui appellarsi, è un modo di approcciarsi all’oggi. La libertà degli esseri umani è regolata solamente dall’individualismo che mina seriamente i rapporti civili del vivere comune.

Libertà violata e supremazia della persona. Questo è il tema dell’interessante pièce di Yasmina Reza, che vede impegnati quattro attori di rango come Alessio Boni e Michela Cescon, genitori di Ferdinand, l’aggressore e Anna Bonaiuto e Silvio Orlando, genitori di Bruno, la vittima.

Apparentemente semplice la trama. Ferdinand colpisce con un bastone Bruno che perde due incisivi e porta i segni del colpo nella tumefazione delle labbra.

La vicenda si svolge in un interno della casa parigina dei genitori del bambino picchiato. Due divani si guardano, vasi con freschi tulipani, un tavolino con qualche libro. Una casa qualunque di una famiglia qualsiasi. Le due coppie fanno il punto della questione con lo scopo di far riavvicinare i ragazzi e sancire la pace.

Il testo della Reza è interessante per vari motivi: osserva in primo luogo la temporalità del momento, quindi reale, scandita da un perfetto uso dei silenzi e dei tempi morti – gli imbarazzi, le uscite di scena per prendere un oggetto – tipici di una situazione che inizialmente tradisce una lieve tensione. Piccoli particolari e storielle scandiscono il passare del tempo ricreando quel tipo di disagio e titubanza di due coppie che ipocritamente giocano sulla pelle dei figli per affermare regioni che vanno oltre il fatto che crea la questione.

Nessuna coppia vuole prevaricare sull’altra, ma ben presto gli intenti nobili ed esemplari dei genitori verranno meno, e la natura umana avrà il sopravvento. Ed è a questo punto, quando si perde di vista la lite dei figli e le coppie scoppiano dal loro interno, moglie contro marito, che crolla tutto il palco. Non c’è o è scarsa la rispondenza e la verosimiglianza che rende la situazione plausibile e lo sfascio dei rapporti vira inequivocabilmente su un comico grottesco, accentuato dall’espediente dell’alcol che stordisce indifferenziatamente, che trasforma una vicenda morale e politica (e ben descritta è la distanza di vedute delle due coppie) verso un disfattismo confuso e virato ad un umorismo che non si riesce a cogliere.

Gli attori sono tutti bravi, dalla decisionista e inflessibile Véronique, Anna Bonaiuto, al viscido speculatore Alain, Alessio Boni, che pare, più degli altri, avere centrato appieno lo stereotipo dell’uomo di oggi, il vicino di casa che chiunque può avere.

Il dio della carneficina
di Yasmina Reza – Traduzione di Alessandra Serra
Regia di Roberto Andò – Scenografia, costumi e luci Gianni Carluccio

Interpreti: Silvio Orlando (Michel Houillé) – Anna Bonaiuto (Véronique Houillé) – Alessio Boni (Alain Reille) – Michela Cescon (Annette Reille)

Produzione Nuovo Teatro/Gli Ipocriti in collaborazione con Teatro Eliseo
Durata dello spettacolo 1h 30 min.
www.teatrotoniolo.info