Le nefaste conseguenze della scoperta di un test del DNA che stabilisce in modo incontrovertibile il genio dell’artista sono il punto di partenza di questo romanzo orwellian, proiettato in un futuro prossimo molto vicino al mondo contemporaneo
Nel 2026 uno scienziato, Albert Zimmerman, scopre un test del DNA in grado di individuare in modo incontrovertibile il talento artistico. Questa scoperta sconvolge la vita di James Wright, uno scrittore quasi affermato, che aveva raggiunto qualche successo col suo primo libro. Quando escono i suoi due romanzi successivi, il successo sembra voltargli le spalle e la casa editrice vuole costringerlo a sottoporsi al nuovo test. Il suo rifiuto lo spingerà ai margini della scena letteraria e della società. Ma i cambiamenti provocati dal test, applicato su scala sempre più vasta, si ritorcono contro gli editori, a cui vengono a mancare gli autori, decimati dal test; nello stesso tempo, la critica, ormai inutile, scompare.
In questo scenario orwerlliano si presenta per il povero James Wrigh una nuova opportunità: fare il ghost writer per uno scrittore ormai consacrato e positivo al test. I romanzi che Wright scrive sotto falso nome riscuotono un grande successo, ma la sua donna, che non aveva accettato la sua scelta di scrivere per un altro autore, lo abbandona. Il povero scrittore, derubato della sua opera, abbandonato, scopre di essere anche gravemente malato. Tuttavia, poco dopo la sua morte, scoppia uno scandalo che, in parte, gli rende giustizia: il suicidio di Jim Nolan, lo scrittore che aveva firmato i libri di Wright, provocherà una valanga di rivelazioni e finalmente verrà a galla la verità. La figura di Wright improvvisamente diverrà il simbolo dei torti e delle ingiustizie provocate dal test.
Autore di questo apologo edificante è Nicos Panayotopulos (talvota trascritto come Panaghiotopoulos)ingegnere, giornalista e sceneggiatore, questo scrittore greco col suo secondo romanzo (il suo esordio Polvere di stelle. Diario di un extraterrestre era stato pubblicato nel 1992 dalla Crocetti) si cimenta con quel genere letterario convenzionalmente definito “fantascienza”, anche se in realtà ne utilizza, e in parte molto limitata, le convenzioni del genere.
Se il nesso con le tematiche del primo romanzo, nel quale l’extraterrestre era in verità un bambino malato di cuore (e quindi l’artista come “diverso” nel suo rapporto conflittuale con il mondo esterno), viene da pensare che l’autore, in questo romanzo, abbia voluto esorcizzare la paura della seconda prova che segue un esordio fortunato, nel quale l’autore si gioca tutto il successo e la credibilità. Tuttavia l’autobiografismo è trasceso e ricodificato in un personaggio e in una vicenda universali. Tema centrale del libro infatti sono le storture del mercato editoriale, la produzione “industriale” del best-seller, la ricerca della “formula magica” che dovrebbe finalmente mettere a riparo l’editore dai pericoli del mercato e l’impatto di questi meccanismi sull’autore (in questo discorso c’entrano anche le scuole di scrittura, nelle quali si crede di potere “creare” talenti su ordinazione). Nello stesso tempo il libro tocca tematiche più ampie, come il problema del conflittuale rapporto tra l’artista, che rivendica la sua libertà, e il mercato, che vuole divorarlo imponendogli le sue regole. Si tratta, evidentemente, di un tema sempre attuale, ma che nel mondo contemporaneo, sottoposto alle regole apparentemente infallibili e incontrovertibili di un “mercato globale”, somigliante sempre più a un mostro che divora tutto, diventa una denuncia e, nello stesso tempo, un grido di disperata rivolta.
Nicos Panayotopoulos, Il gene del dubbio, Ponte alle Grazie, Milano 2005, pp. 136, 12€