Fuori concorso
Hsiao-Kang, il giovane personaggio feticcio di Tsai Ming-Liang, è diventato un attore porno. Le pellicole che lo vedono protagonista, vengono girate nello stesso condominio di Shiang-Chi, tornata a Taipei dopo un periodo in cui ha abitato a Parigi. I due si re-incontrano in un’estate di atroce siccità, in cui le autorità consigliano di consumare angurie sia per dissetarsi al posto dell’acqua, sia per inviare messaggi d’amore…
Shiang piano piano impara a riscoprire il suo amore per il ragazzo che vendeva orologi (tra l’altro l’unica battuta che si scambiano è proprio questa domanda che Shiang pone a Hsiao: “Vendi ancora orologi?”), ma è allo scuro della sua nuova attività, diciamo, commerciale. Quando ne verrà a conoscenza resterà molto turbata.
Chiariamoci, la sinossi per questo film era ampiamente evitabile vista la riscontrabilissima inutilità della stessa; ma è doveroso proporla per costruire un contesto condivisibile per la fruizione della recensione.
Prima cosa da dire: questo è un film che divide. Infatti chi non scappa dal cinema indignato dalle giocose quanto effettivamente un po’ gratuite scene di sesso esplicito, ebbene costoro avranno pareri che possono andare dal gridare al capolavoro assoluto, al gridare allo scandalo o alla idiozia clamorosa. Diciamo che questa recensione si pone nel mezzo, volendo scartare l’ipotesi di capolavoro assoluto perchè un film che si fregia di tale nomea per definizione dovrebbe essere accettato da tutti come tale.
Ming-Liang è tanto certamente, a livello stilistico ed estetico, un regista elegante come pochi quanto sicuramente un autore provocatorio, disturbante e dissacrante, sempre come pochi. Fare un film di soli tableaux vivents, di nature più o meno morte è certamente un azzardo; escludendo i numeri musicali, si contano in tutto il film circa due movimenti di macchina, di cui un’irrilevante carrellata e la panoramica verso la fine del film. Per il resto sono inquadrature fisse che disturbano certamente lo spettatore occidentale non avvezzo. E’ certo però che la qualità della disposizione del profilmico e del montaggio interno, in queste inquadrature fisse, raggiunge livelli di una bellezza incredibile, forse irripetibile.
Un capitolo a parte lo meritano gli intermezzi musicali, tanto inutili narrativamente parlando quanto splendidamente felliniani registicamente parlando; musiche colori coreografia movimenti di camera eccezionalmente imperdibili, ed atmosfera e contesto fellinianamente oniriche.
Insomma un film d’autore, d’un grande autore, che idolatra l’idea del cinema per il cinema, dell’arte per l’arte, e che ci riesce in maniera insuperabile.
TIAN BIAN YI DUO YUN
IL GUSTO DELL’ANGURIA
THE WAYWARD CLOUD
Taiwan, 2005, 35mm, 112′, col.
regia, soggetto, sceneggiatura/director, story, screenplay Tsai Ming-liang
fotografia/director of photography Pen-jung Liao
scenografia/set design Timmy Yip
costumi/costume design Huey Mei Sun
montaggio/film editor Sheng-Chang Chen
suono/sound Du-Che Tu, Shiang-Chu Tang
interpreti e personaggi/cast and characters Lee Kang-sheng (Hsiao-Kang), Chen Shiang-chyi (Shiang-Chyi), Lu Yi-ching, Yang Kuei-mei, Sumomo Yozakura, Hsiao Huan-wen, Lin Hui-xun, Jao Kuo-xuan, Hung Shu-mei, David Yang, Wu Huan-wen, Chang Yu-wei, Chou Xun-you, Huang Lee-hsing, Hsu Tianfu, Chen Ching-lian, Ye Bi-ly, Peggy Wu Dance
produttore/producer Bruno Pésery
produzione/production Arena Film
coproduzione/coproduction Homegreen Films, Arte France Cinema
distribuzione/distribution BIM