“Il lunedì arriva sempre di domenica pomeriggio” di Massimo Lolli

Un romanzo ironicamente tragico sul mondo del lavoro

Dall’autore di Volevo solo dormirle addosso uno sguardo sulla condizione di chi, dopo una solida carriera, si trova improvvisamente senza lavoro in un Nordest in cui l’occupazione sembra essere l’unico elemento in grado di definire e qualificare l’identità personale

Nell’operoso e opulento Nordest, un cinquantenne, ex direttore generale di una ditta tessile, marchio industriale d’eccellenza, è da diciotto mesi senza lavoro. Protagonista di un declino inarrestabile, la sua condizione è tragica: in una realtà (Vicenza e provincia), in cui il valore e l’identità personale si misurano in base al successo nel lavoro e alla notorietà sociale, Andrea Bonin, il protagonista, è costretto a ricostruire progressivamente un sé sgretolato e fuori fuoco per evitare che la sua nuova condizione di disoccupato possa definitivamente isolarlo e decretarne la scomparsa pubblica e sociale. E la ricostruzione si muove parallela su due piani: da un lato infatti c’è l’impegno nella ricerca di un nuovo impiego, la spedizione di centinaia di curricula e i colloqui che si concludono, prevedibilmente, con un educato e cortese esito negativo.

Dall’altro lato c’è invece la menzogna, l’invenzione di una nuova occupazione, a Milano, in un “fondo di private equity che si occupa di investimenti nel fashion”, espressione-paravento quantomai vaga e fumosa, creata per mantenere la faccia, per non essere vittima dell’isolamento e dell’esclusione collettiva e che costringe il protagonista ad una nuova vita, riprogrammando orari e muovendosi tra luoghi e spazi inediti che -nati per evitare persone conosciute – si trasformano ben presto in occasioni di incontro con personaggi grotteschi e quasi irreali. La condizione di Bonin appare allora in una muta e densa tragicità che inizialmente appare solo in modo velato e che si tende a percepire (e a confondere), a torto, come comica ed esilarante. Le pennellate con cui Massimo Lolli tratteggia la figura del protagonista e la provincia vicentina non derivano solo da un’abilità descrittiva e da una capacità di osservazione acuta che si traduce in prosa tagliente, ma sono il frutto di un’esperienza personale: l’autore infatti è l’attuale direttore Risorse Umane del Gruppo Marzotto, ruolo che gli ha permesso di muoversi agevolmente all’interno della realtà occupazionale contemporanea e di restituire, al pari di altrettanti saggi sociologici, la condizione del vagheggiato e celebrato Nordest, modello industriale che ha fatto della piccola e media impresa il suo punto di forza ma che sembra aver contemporaneamente dimenticato l’importanza della dimensione individuale e identitaria del singolo, assieme a quella storica e culturale collettiva.

Ciò che resta del romanzo di Lolli, quindi, non è tanto (o, almeno, non solo) una visione tragicomica del reale quanto piuttosto il riflesso di una contemporaneità in cui l’io sembra destinato allo smarrimento, all’impoverimento, all’isolamento e persino alla perdita della dignità di fronte ad una società i cui unici cardini sono un successo ed una giovinezza eterni e quasi, alla fine, faustiani.

Massimo Lolli, Il lunedì arriva sempre di domenica pomeriggio, Mondadori, 2009, pp. 199, € 18,00.