La stagione di prosa 2006- 2007 del Teatro Verdi di Padova si è aperta questa settimana con “Il mercante di Venezia”, messo in scena grazie alla collaborazione tra il Teatro Stabile del Veneto, il Teatro Stabile di Catania e il Teatro Stabile di Verona. La celebre opera di Shakespeare, nell’adattamento del regista Luca De Fusco, ha riscosso fin dalle prime serate un grande successo di pubblico, con numeri da tutto esaurito e calorosa partecipazione negli applausi finali.
Il Teatro stabile del Veneto quest’anno ha voluto proporre una commedia di Shakespeare assai nota, ma sempre ricca di mistero: sono, infatti, molteplici i piani di lettura e il significato dell’opera non si riduce alla vicenda che contrappone l’usuraio Shylock e il mercante Antonio. Se inizialmente l’attenzione è portata a concentrarsi sulla contesa tra l’ebreo, crudele fino alla barbarie, e il mercante, apparentemente immagine della bontà e dell’amicizia, in realtà Shakespeare introduce plurime sfaccettature nei protagonisti e inserisce temi che stravolgono questa prima semplicistica interpretazione.
Infatti, se ad una prima lettura la commedia sembra in linea con l’antisemitismo tipico dell’epoca, non va dimenticato che Shakespeare fa pronunciare, e proprio al “cattivo” Shylock, una mirabile riflessione sull’uguaglianza, pervasa da un attualissimo antirazzismo. E nelle figure dei nobili veneziani e del doge il poeta inglese fa trasparire una sottile critica ad una società cinica e piegata all’interesse, che non esita a dimenticare i valori etici quando si tratta di far rispettare la legge per conservare la propria immagine di inflessibilità e la propria importanza.
Ma quello che più colpisce è lo stravolgimento dei ruoli che risulta ad un’analisi attenta: la vendetta di Antonio appare allora quasi più crudele di quella ideata dall’ebreo, tanto da richiamare con forza le parole di Shylock: “E se ci oltraggiate, non dovremmo vendicarci? Se siamo uguali a voi nel resto, anche in ciò ci rassomiglieremo. Se un ebreo offende un cristiano, qual è la sua paga? La vendetta. Se un cristiano offende un ebreo, quale sarà il suo guadagno, secondo l’esempio cristiano? La vendetta! La perversità che mi insegnate la porrò in pratica”.
Il regista Luca De Fusco, quindi, ha scelto sapientemente una scenografia fatta di alti specchi mobili, simbolo di una realtà sfaccettata e ambigua, continuamente mutevole. Anche la collocazione storica è stata rivisitata, ambientando la vicenda negli anni Trenta, come suggerito dai costumi, dal pianoforte in scena e soprattutto dagli spezzoni di film dell’epoca proiettati. Questa soluzione in alcuni momenti appare, un po’ ardita (e dell’adattamento risente soprattutto la figura di Lancillotto); nondimeno, in altri passaggi essa riesce a trasmettere la malinconia e il mistero che Shakespeare probabilmente vedeva in Venezia. Inoltre, è chiaramente espressione del lungo lavoro di ricerca del regista, che ha cercato di comprendere e interpretare i molti significati dell’opera, concentrandosi soprattutto sull’enigmatico quinto atto e sul ruolo di Porzia e del suo mondo quasi magico, irreale.
Per quanto riguarda la recitazione, impareggiabile l’interpretazione di Eros Pagni nel ruolo di Shylock, che ha sovrastato ampiamente tutti gli altri attori, riuscendo a rendere, con la semplice intonazione e con gesti misurati, la figura dell’ebreo in tutti i suoi elementi: senza mai apparire artefatto, senza mai melevare il tono, ma soltanto con la mimica e la modulazione della voce, egli ha saputo tratteggiare Shylock nell’atteggiamento vendicativo iniziale, nelle riflessioni moderne di cui Shakespeare lo rende portavoce e nell’incredulo sgomento finale.
IL MERCANTE DI VENEZIA
di William Shakespearetraduzione Masolino d’Amico
con Eros Pagni e Gaia Aprea
e con Max Malatesta, Sebastiano Tringali, Giovanni Calò, Cosimo Coltraro, Piergiorgio Fasolo, Daniele Gonciaruk, Nunzia Greco, Giuseppe Infarinato, Giovanna Mangiù, Stefano Scandaletti, Enzo Turrin
adattamento e regia Luca De Fusco
scene Antonio Fiorentino
costumi Vera Marzot
musiche Antonio Di Pofi
luci Emidio Benezzi
direzione allestimento Franco Buzzanca