Venezia 65. – Concorso
Anche dopo che la figlia disturbata si macchia di omicidio, un padre non smetterà mai di amarla e proteggerla. Un film toccante e sincero, che parla dritto al cuore dello spettatore.
Nella Bologna fascista del 1938, sull’orlo della guerra, Michele Casali condivide un rapporto speciale con la figlia adolescente Giovanna. I lievi problemi caratteriali della figlia lo portano a proteggerla dal mondo pur cercando di far condurre a Giovanna una vita normale, nonostante le perplessità della madre. Quando la ragazza uccide una compagna di scuola rea di aver sedotto il suo ragazzo del cuore e viene processata, il mondo crolla addosso a Michele e sua moglie portando a reazioni opposte. Michele continuerà a fare da scudo alla figlia senza mai abbandonarla anche dopo l’inizio della guerra, mentre la madre faticherà a trovare il coraggio per confrontarsi con questa realtà.
Ormai Avati è diventato maestro nel raccontare con grande delicatezza storie anche difficili, grazie a sceneggiature scritte a punta di penna e ad una regia calda ma che non indugia sul melodramma per essere prima di tutto semplice, narrativa, avvicinandosi quasi con pudore alla storia per osservare gli attori, presenza sempre più fondamentale nel cinema del regista emiliano. La sceneggiatura – dello stesso Avati – trova nel cast l’esecuzione perfetta, con interpretazioni di altissimo livello da parte di tutti e tre gli attori principali. Alba Rohrwacher, attrice rivelazione dell’ultimo anno e vincitrice del David di Donatello per il suo ruolo in Giorni e Nuvole, si confronta qui con il personaggio più complesso della sua breve carriera cinematografica e ne esce vittoriosa, confermando di essere una grande attrice a chi ancora avesse avuto qualche dubbio; anche Francesca Neri è in stato di grazia e ci regala una delle sue migliori prove d’attrice. Ma a dominare il film è lui, l’attore che ormai da anni sembra quasi sinonimo del cinema italiano dei nostri giorni: raramente si è visto sullo schermo un Silvio Orlando tanto toccante, un’interpretazione mai sopra le righe che arriva lì, dritta al cuore e allo stomaco dello spettatore.
La casa d’infanzia dove è cresciuto il regista è stata ricostruita maniacalmente a Cinecittà ed è diventata l’appartamento dei Casali: ancora una concessione al ricordo di una Bologna che non potrà più tornare, restituita anche dalla bella fotografia di Pasquale Rachini giocata sulle tinte seppia delle cartoline d’epoca, comunicando tutta la tenerezza con cui si racconta questa storia, passata ma anche attuale.
Un film che sceglie di parlare al cuore prima che alla mente, dove la Storia – quella con la S maiuscola – non è oggetto della narrazione ma dolceamaro contrappunto al dramma individuale dei protagonisti. Michele Casati è senza dubbio uno dei personaggi più belli del cinema italiano degli ultimi anni, restituito con un’umanità e profondità a cui forse Avati non era mai riuscito ad arrivare finora. Molte le scene che rimarrano nel cuore anche dopo l’uscita: gli incontri fra Giovanna e suo padre al manicomio, lo straordinario monologo di Orlando nell’incontro con l’amico Sergio (interpretato da un Ezio Greggio per la prima volta alle prese con un ruolo drammatico, con risultati apprezzabili) e il bellissmo finale, giudicato buonista da alcuni giornalisti ormai avvezzi ad avvicinarsi al cinema italiano con ostilità programmata e sconcertante superficialità critica.
Quando poi si sente che alcuni giudicano revisionista la scena della fucilazione dei fascisti da parte dei partigiani, ci si consola pensando che da certa critica è inutile aspettarsi un approccio anche blandamente consapevole. Del resto, come può soddisfare la cerebralità finto-intellettuale di buona parte della stampa un film che salta il cervello per colpire al cuore senza mai prendersi gioco dello spettatore, ma con estrema comprensione ed umanità così come fa The Burning Plain di Guillermo Arriaga, altra pellicola in concorso al festival: la somiglianza dei finali dei due film è davvero impressionante. Si conferma quindi la tendenza del cinema degli ultimi anni a non condannare i suoi protagonisti, ma a raccontarne gli errori senza condannare, scoprendo che anche dietro alle azioni più raccapriccianti si nasconde un essere umano che ha il diritto di essere capito ed amato.
Titolo originale: Il papà di Giovanna
Nazione: Italia
Anno: 2008
Genere: Drammatico
Durata: 104’
Regia: Pupi Avati
Sito ufficiale: www.ilpapadigiovanna.it
Cast: Silvio Orlando, Francesca Neri, Ezio Greggio, Alba Rohrwacher, Serena Grandi, Manuela Morabito, Valeria Bilello.
Produzione: Duea Film
Distribuzione: Medusa Film, Rai Trade
Data di uscita: Venezia 2008
12 Settembre 2008 (cinema)