A Sarajevo, Luna e Amir si amano. Vivono nel centro di una città che ha ricominciato a vivere, cercando di cancellare i segni della guerra etnica, dell’assedio, dei cecchini. Lei hostess, elegante, sorridente, viaggia per il mondo e servendo caffè sfiora il lusso. Lui, controllore di volo, ama Luna con passione e beve. Lei desidera un figlio, che non arriva, lui perde il lavoro.
Na putu in bosniaco vuol dire in cammino verso una meta. In un’apparente normalità il cui sfondo rimane crivellato di colpi, la storia di Luna e Amir diventa paradigma di una generazione interrotta e riavviata. Uomini e donne che hanno attraversato la guerra, hanno perduto affetti e i cui occhi hanno registrato gli orrori; e ora, per età ed energia, sono quelli che hanno ricominciato, con la vita davanti e il gelo dietro la schiena.
Jasmina Zbanic, sceneggiatrice e registra, con Grbavica – Il segreto di Esma, Orso d’Oro alla Berlinale 2006, ritorna a documentare quel che resta dopo il conflitto etnico che si è consumato così vicino alla nostra porta di casa. E lo fa con una storia d’amore. Se in Grbanca, era il dolore, il segreto di un abuso e il rapporto madre-figlia, in Na putu è un racconto da camera sul desiderio di normalità di una coppia. Una normalità faticosa, che paga un prezzo all’urgenza dell’oblio.
E’ il peso che grava su una generazione tra passato e presente; alla ricerca di benessere e dinamismo, che vuole ritornare a vivere dopo gli inverni di guerra. Tutto rinasce: diventa possibile anche avere un figlio che non viene. Tra un volo e l’altro, Luna inietta ormoni nella sua pancia, per raggiungere una fertilità che è risarcimento e felicità. Amir non ce la fa: la mancanza di lavoro lo annienta e l’alcol diventa l’antidoto alla disperazione e al senso di colpa. Incontra un ex commilitone divenuto Salafita – gruppo fondamentalista islamico – che gli offre un’occupazione per l’estate in una comune sorta in riva a un lago. Rigore, rigida osservanza religiosa e tempo scandito dai rituali, Amir ritrova se stesso. La fede è un rifugio sicuro che lo accoglie, è senso d’appartenenza; e con un assolutismo che matura in fretta, Amir diventa prigioniero della trappola che l’ha salvato; e perde Luna.
Quel che resta dopo anni di guerra, il doloroso serbatoio della memoria, la morte fisica, la rabbia e il bisogno di rifugio. Jasmina Zbanic parla un linguaggio diretto che tocca nel profondo. Con semplicità e onestà intellettuale raccoglie frammenti da un territorio difficile da esplorare, pieno di crepacci e insidiosi pregiudizi, per illuminare ciò che si trova dietro l’apparenza, per ritrarre con efficace realismo la fragilità di chi è sopravvissuto. Sceglie una coppia – interpretata da Zrinka Cvitesic e Leon Lucev – perché l’amore è cartina di tornasole. In principio è una stanza, l’intimità dei corpi che si cercano e che sprofondano in un sonno ristoratore perché, allontanando il passato, ora la vita sembra più facile. Poi riemerge l’ombra; nuove difficoltà ne sono il detonatore. Cambia il modo di fare l’amore e lo spazio, il tempo si frammentano in un racconto parallelo a seguire gli amanti mentre si allontanano l’uno dall’altra. E il cammino da percorrere insieme verso una meta si trasforma in un sentiero solitario.
Presentato in concorso alla Berlinale 2011.
Titolo originale: Na Putu
Nazione: Bosnia-Herzegovina, Austria, Germania, Croazia
Anno: 2010
Genere: Drammatico
Durata: 100′
Regia: Jasmila Zbanic
Cast: Zrinka Cvitesic, Leon Lucev, Ermin Bravo, Mirjana Karanovic, Marija Kohn, Nina Violic, Sebastian Cavazza, Jasna Beri, Izudin Bajrovic
Produzione: Deblokada, Coop99 Filmproduktion, Pandora Filmproduktion, Ziva Produkcija
Distribuzione: Fandango Distribuzione
Data di uscita: 20 Gennaio 2012 (cinema)