Danimarca, oggi. Lucas è un uomo di quarant’anni, con un’ex moglie arrabbiata, un figlio adolescente che vorrebbe vedere di più e un nuovo lavoro: educatore in una scuola materna. Lucas è un uomo mite, che si sta ricostruendo una vita, amato dai suoi piccoli allievi perché sa stare con loro, sa nutrirli di giochi con la misura rassicurante dell’adulto. Così diverso dai genitori che hanno poco tempo, che litigano, o dai fratelli più grandi impegnati a conoscere altro. Lucas lavora con le donne perché il suo è un lavoro femminile, mentre con gli uomini del villaggio, gli amici di sempre, rinnova nei boschi vicini il rito antico della caccia al cervo: l’animale che un tempo sfamava le famiglie. Lucas è un bell’uomo, vive in una piccola casa con Fanny, il suo cane, ed è pronto a un nuovo amore. Ma basta una frase, le poche parole di una piccola allieva delusa e che vorrebbe più attenzione, per mandare in mille pezzi la sua vita.
Questa è la storia di un sospetto che dilaga e della facile condanna di una comunità; della violenza dei padri di famiglia, di un virus che si diffonde e che scatena una caccia alle streghe. E’ la creazione di un mostro, di un orco che nasce da una frase inconfutabile perché è un’innocente bambina a dirla. E’ la storia del supplizio che precede la giustizia; della violenza che si abbatte su quello che il giorno prima era un amico.
Thomas Vinterberg – già regista di Festen – declina la violenza e sferza un pugno nello stomaco a chiudere la gola. Costruisce un film di suspance che ha per protagonista il capro che è all’origine della tragedia: la vittima sacrificale immolata per la catarsi della comunità. In breve il sospetto si trasforma in certezza: dilaga la maldicenza alimentata da facili ricette di una psicologia spicciola che riconduce alla rimozione tutto ciò che non è stato detto. Il bambino è vittima e l’adulto è colpevole: ma qui sono vittime entrambi. La violenza che si produce da un sacro violato dilaga, portando un uomo innocente alla vessazione e una bambina alla disperazione, perché è intrappolata da una bugia per non passare da bugiarda.
Gli orchi, si sa, non sono solo nelle favole; esistono per davvero, nascosti nei luoghi più disparati, anche nelle case del sacro. Alcuni si stenta a riconoscerli, si resiste al pensiero, addirittura si tengono nascosti, e quando sono “di famiglia” si arriva anche a proteggerli. Il film di Vinterberg non ne mette in dubbio l’esistenza, pone invece l’attenzione a ciò che può scatenare il sospetto; ribalta mettendo in scena l’isteria collettiva, il linciaggio voluto brava gente, perché bastano poche frasi che corrono di bocca in bocca per trasformare innocui cittadini in giudici e giustizieri.
Il sospetto è un film che risuona, che impone riflessione; che sembra ridurre la distanza tra spettatore e schermo perché quel che succede a Lucas potrebbe succedere a tutti noi; perché quel che viene fatto a Lucas potremmo essere anche noi a farlo. Thomas Vinterberg sa raccontare una storia difficile con grande semplicità e impatto visivo notevolissimo. Non ha bisogno di artifici, di aggiunte, di variazioni o farciture, basta una storia, quella giusta: un’eco che raggiunge lo spettatore e le sue certezze, che intrude e smuove le coscienze, mentre il finale deflagra in una consapevolezza dolorosissima di una ferita profonda che si accompagnerà silenziosa all’ordine ristabilito.
Da vedere.
Titolo originale: Jagten
Nazione: Danimarca
Anno: 2012
Genere: Drammatico
Durata: 111′
Regia: Thomas VinterbergCast: Mads Mikkelsen, Alexandra Rapaport, Thomas Bo Larsen, Lars Ranthe, Anne Louise Hassing, Susse Wold, Ole Dupont
Produzione: Film i Väst, Zentropa Entertainments
Distribuzione: Bim Film
Data di uscita: Cannes 2012
22 Novembre 2012 (cinema)