Il 23 ottobre 2010 presso la sede dell’Arsenale della Biennale di Venezia, per il ciclo di conferenze “I Sabati dell’Architettura” Richard Burdett, introdotto dal Presidente della Biennale Paolo Baratta, ha presentato la decima edizione della mostra da lui diretta. Hanno partecipato come realtori: Richard Rogers, Saskia Sassen, Guido Martinotti, Richard Sennet.
Il tema della Biennale di Architettura 2006 era “Architecture of the City: the social enviromental impacts of urban design”, l’architettura come fattore condizionante le dimensioni sociali ed economiche di un territorio urbanizzato.
Burdett ha riproposto l’analisi fatta di alcune tra le più importanti metropoli del pianeta (nel 2006 se ne contavano diciotto), riguardo morfologia urbana, dalla loro creazione alla loro attuale espansione, compresa l’interazione con il territorio circostante.
Ha ripercorso così: Bombai, Parigi, Città del Messico, Caracas, San Paolo, Shangai, Pechino e Londra, centri dove le grandi teorie urbaniste hanno fallito, lasciando spazio alle politiche di speculazione edilizia, creando slum, baraccopoli, sobborghi (come li ha definiti e descritti Saskia Sassen) dove regna il degrado umano, la violenza e la prostituzione, creando delle città sempre più divise, classiste, e dove l’architettura segna visivamente la linea di confine tra il ricco e il povero.
Burdett appoggia la scuola di pensiero urbanistica che paragona la metropoli urbana a un organismo umano in continua espansione, dove le infrastrutture rappresentano le arterie che regolano i flussi umani condizionando l’espansione delle ubicazioni edilizie ed economiche.
Richard Sennet ha posto l’accento sullo sviluppo verticale di queste città, prive di verde, servizi e infrastrutture, e sul fatto che l’architettura e l’urbanistica del ventunesimo secolo hanno tutti gli strumenti per poter sanare i danni fino ad ora arrecati all’umanità.
Le statistiche degli ultimi anni hanno dimostrato che la costruzione di scuole, palestre e centri ricreativi nei sobborghi più poveri delle grandi metropoli sud americane, ha abbassato il tasso di microcriminalità minorile.
Un’altra risposta realistica a quanto detto è il nuovo piano urbanistico proposta da Burdett in occasione delle Olimpiadi di Londra nel 2012, ubicando la “città dello sport” nella parte più degradata della città, al fine di ricucire con nuovi servizi e infrastrutture due zone da tempo divise.
La conferenza ha posto le basi per un’importante riflessione sulle potenzialità dell’architetto e dell’architettura, non solo come scienza e arte del costruire, ma anche come scienza socioeconomica capace di influenzare lo sviluppo delle dinamiche socio-antropologiche delle società urbane.
L’architettura infatti può essere una fotografia della società, un riflesso di ciò che sta accadendo, ma può anche agire come protagonista, come uno dei fattori determinanti che disegneranno le metropoli del futuro, perché le città prima di tutto sono fatte di persone e rapporti umani.
Foto a cura di Romina Greggio Copyright © NonSoloCinema.com – Romina Greggio