Un migliaio di persone a fare da cornice alla seconda esibizione in terra veneta dei giovani newyorchesi. La crescente notorietà della band ha costretto gli organizzatori a spostare l’ evento dal piccolo ma caldo New Age al palasport Taliercio, la cui acustica dispersiva ha in parte penalizzato la qualità dello spettacolo.
Dopo l’esibizione dei buoni Spoon, quartetto americano con un disco appena uscito su Merge, salgono sul palco gli Interpol, accompagnati da un session man alle tastiere. Grazie alla sua presenza, il sound ne guadagna, tanto da rendere i pezzi estratti dall’ ultimo album uguali alla performance in studio.
Il set inizia con “Next exit” e va avanti per un’ora circa pescando a piene mani da entrambi i lavori da studio. I picchi di pathos vengono toccati durante l’esecuzione di “Not even jail” (da “Antics”) e “P:D:A:” (da “Turn on the bright lights”), ma sono di ottima fattura tutte le tracce eseguite nella serata.
L’intensa attività live del gruppo negli ultimi tre anni ha dato i suoi frutti: nettamente migliorati dal punto di vista dell’esecuzione rispetto al live della primavera 2003, a beneficiarne sono state soprattutto le canzoni del primo album. A tirare la carretta il batterista Sam Fogarino, precisissimo. Ottime anche le due chitarre, mai sopra le righe e brave nel lasciare gli spazi al basso di Carlos D., dotato di gusto e fantasie raramente riscontrabili altrove di questi tempi.
Come tutte le cose, anche questo concerto è giunto alla fine. Soddisfazione da parte del gruppo, la cui etichetta di emuli dei Joy division comincia ad andare un pò troppo stretta