Il Direttore artistico del Festival “Schermi d’amore” di Verona (11-20 aprile 2008), Paolo Romano, scrittore e critico cinematografico, ci offre la sua disponibiltà per un primo bilancio sulla mostra 2008 di “Schermi d’amore”.
Quest’anno non ha avuto la collaborazione di Giancarlo Beltrame che nelle manifestazioni trascorse ha lavorato con lui in tandem perfetto. Oberato da altri impegni professionali, Beltrame ha preferito rinunciare, sempre tuttavia impegnato con Romano nella valorizzazione della collana “Veneto e il Cinema”. Il prossimo volume “Belluno e il Cinema” infatti sarà firmato da Giancarlo Beltrame.
NSC: Giunti alla 12° edizione penso si possa affermare che il FilmFestival veronese costituisce ormai un appuntamento consolidato e irrinunciabile per la città e i cinefili. Condivide questa sensazione?
PR: Dopo dodici anni possiamo proprio dire che questo Festival dona alla città un prestigioso richiamo culturale. Questa edizione ha attratto un maggior flusso di spettatori. Abbiamo raggiunto un livello massimo rispetto alle nostre risorse. Si sono eliminate le proiezioni di mezzanotte affinchè non siano penalizzate le pellicole proiettate in piena notte.
NSC: L’edizione di questo anno può considerarsi una tappa, una prosecuzione del discorso iniziato negli anni precedenti, o si differenzia per qualche sua caratteristica innovativa? Come mai è stata soppressa la sezione “Occhi di donna”?
PR: Ho scelto una chiave interpretativa diversa, vale a dire ho proceduto a una contaminazione nel filone melò. Il melodramma non è inserito solo nel puro contesto sentimentale, lo troviamo pure in altri generi come in quello poliziesco, in quello tragico, nel gotico dell’orrore, vedi il film Epitaph dei coreani Jung Sik e Jung Bum-Sii.
Non si è programmato “Occhi di Donna” per non calcare troppo la mano sul tema del problema e della tematica donna in quanto lo spirito del programma è interamente dedicato al mistero femminile. Ne è testimonianza la presenza di due registi, grandi rappresentanti del mondo femminile: Francois Ozon e George Cukor, oltre a Fassbinder. Tutti gli altri film del resto sono legati a personaggi femminili.
Si sono tenuti in maggiore considerazione gli eventi collaterali come hanno dimostrato gli incontri su You Tube alla Biblioteca Civica e ai nuovi linguaggi dei videoclip musicali.
NSC: Ritiene che l’avere posto il melodramma come tema base della rassegna abbia contribuito a rivalutare il genere influenzando l’opera di registi prima timorosi di apparire retrò, riproponendolo?
PR: E’ difficile sapere se si è influenzato o meno un operatore cinematografico, ma l’aver scelto un genere come il nostro, legato anche all’aura sentimentale di Giulietta e Romeo è sempre un risultato vincente. Siamo riusciti a leggere le storie di molti Paesi attraverso il tema dell’amore. Il tema dell’amore è un tema forte ed è tornato di moda sia nel cinema americano che in quello francese. Rileggiamo il melodramma in chiave moderna.
NSC: Molto saggiamente il premio del main sponsor Calzedonia prevede la distribuzione in Italia del film vincitore. E’ prevista anche un’adeguata copertura pubblicitaria per il suo lancio?
PR: La società Calcedonia offre un contributo per coprire parzialmente il costo di produzione del lancio del film vincitore. E’ però un segnale per incentivare il distributore italiano a diffonderlo in Italia.
NSC: Fra i registi fin qui presentati sia nella sezione principale sia in quelle secondarie qual è secondo i suoi gusti, il più abile nel maneggiare storie sentimentali?
PR: Penso che i due grandi registi invitati, Ozon e Cukor, con la loro retrospettiva siano i più rappresentativi. Ozon rappresenta l’amore in chiave più moderna e ironica, Cukor in forma più classica.
NSC: Avete avuto problemi per certe scene osé o di violenza?
PR: Le pellicole vengono selezionate in grande libertà. Ogni festival è uno spazio di libertà. Inoltre la Mostra è vietata ai minori di 18 anni. Le sequenze scabrose rientrano nella normalità. Il pubblico tranquillamente rifiuta questo tipo di polemiche sterili.
NSC: Può raccontarci come nasce il programma, con quali criteri avviene la selezione delle opere?
PR: Le pellicole vengono selezionate nell’ambito dei mercati cinematografici secondo gli argomenti specifici dei vari festival. Si parte in maggio con il mercato di Cannes poi via via a Rotterdam, San Sebastian, Berlino ecc. Per le retrospettive indaghiamo presso i vari archivi delle cineteche di tutto il mondo.
NSC: Quale l’aspetto più piacevole, e quale il più gravoso nel suo lavoro di presidente?
PR: Per me sentirmi dire dal pubblico il suo entusiasmo per le pellicole trattate è la maggiore soddisfazione nel mio lavoro. Chi del pubblico veronese non è soddisfatto di assistere a pellicole altrimenti mai visibili nelle sale cittadine?
La parte più scabrosa è senz’altro la difficoltà nel reperire pellicole che ci stanno a cuore o non trovare registi e attori disponibili a presenziare alle nostre tavole rotonde o ai loro film.
NSC: Si riscontrano ricadute economiche per la città di Verona o l’operazione FilmFestival è puramente culturale?
PR: C’è sempre un indotto sia economico che di immagine. Ospitiamo registi, attori di fama internazionale, giornalisti italiani e stranieri. Abbiamo un pubblico non solo della città di Verona, ma pure dei paesi limitrofi e di altre città. Un ritorno di immagine sia a livello interno che estero. Anche a livello internazionale infatti siamo conosciuti e apprezzati.