La 11ma edizione di Schermi d’Amore, per la precisione la 10ma+1, segna una svolta della kermesse veronese e un deciso cambio di tendenza per una sempre maggiore qualità della proposta, pur restando fedele ai codici del melodramma cui è da sempre legata e ispirata. La direzione artistica di Paolo Romano e Giancarlo Beltrame ha stilato un calendario ricco di eventi e di incontri con protagonisti della scena cinematografica, tra cui un omaggio all’opera e un premio alla carriera a Gerardo Herrero, regista e produttore spagnolo poco conosciuto in Italia, uomo di cinema ancora in attesa di un meritato riconoscimento collettivo.
Nel suo saggio, il critico Nuria Vidal definisce Herrero hombre sin fronteras (uomo senza frontiere) per la sua attività nella Tornasol Film, casa di produzione da lui fondata assieme all’amico Javier Lopez Blanco, il cui progetto professionale si sviluppa in tre direzioni principali: produrre film in Sud America, fare film con importanti registi europei e lanciare nuovi talenti spagnoli. L’instancabile lavoro di Herrero ha portato la Tornasol Film ha realizzare più di 60 lungometraggi dal 1988 ad oggi con prestigiosi registi come Alain Tanner, Manoel De Olivera, Bigas Luna, Ken Loach e Arturo Ripstein; eccezion fatta per Terra e libertà di Loach, nessuno degli altri film prodotti da Herrero è mai stato distribuito in Italia.
Se l’attività di Herrero in veste di produttore è senza dubbio importante e ha il pregio di essersi spinta con coraggio al di fuori di ogni schema nazionale, non di meno lo è quella di regista: dal primo cortometraggio del 1992 Ni contigo ni sin, fino all’ultima fatica Una mujer invisibile datata 2007 e presentata in anteprima mondiale al pubblico di Schermi d’Amore. Il lavoro dietro la cinepresa di questo maestro del cinema spagnolo è stata una gradita sorpresa, un’occasione per conoscere un cineasta impegnato capace di trovarsi a suo agio con diversi generi e tematiche nonché un grande direttore di attori.
Herrero è dunque uomo senza frontiere nel senso che riesce a dialogare con culture diverse grazie al suo cinema, ma al tempo stesso conserva il carattere e lo stile della cinematografia spagnola contemporanea, basti pensare al ruolo centrale che in ogni suo film riveste il tema della famiglia a cui è affidato il tempo della sicurezza negli affetti e della felicità incondizionata. Un cinema di contenuto, attento a temi e problematiche sociali, specialmente quelle legate al mondo femminile e alla fragilità della vita moderna tra lavoro, amori e ricerca della felicità.
Una delle attrici feticcio di Herrero, Marta Belaustegui, anche membro della giuria del festival, durante l’incontro con il regista svoltosi al Palazzo della Gran Guardia, ha posto l’accento sulla capacità del cinema di Herrero di guardare oltre le cose, di capire gli eventi e le situazioni prima che si manifestino; l’esempio de El principio de Arquímedes, film che denuncia una sorta di menzogna di fondo della società spagnola, girato in tempi non sospetti solo un anno prima dell’affare Aznar, ne è la conferma.