Dalla fantasia di Asimov, un thriller fantascientifico tra intelligenze artificiali e ingenuità umane
A Chicago, nel 2035, nessuno ormai nutre più perplessità nei confronti dei robot. Gli uomini vivono strettamente a contatto con le macchine consapevoli della protezione offerta dalle tre leggi della robotica (la prima delle quali impedisce ai robot di nuocere agli esseri umani). Ma la morte sospetta del creatore di queste restrizioni – uno scienziato perennemente lungimirante – non convince l’agente Spooner (Will Smith), pressoché unico ed ultimo estimatore della vita “com’era una volta”, senza automi, il quale si troverà presto al centro di un problema ben più grande. Ma hanno fatto bene gli umani a lasciare tanto spazio alle macchine? Queste “lattine”, come le chiama il protagonista, saranno sempre sotto controllo o la loro logica esasperata le porterà ad essere più realiste del re?
Inizia come un thriller e finisce come un’action movie l’ultimo film di Alex Proyas. Anche se, probabilmente, risulta più interessante l’intreccio investigativo rispetto alle, seppur mirabolanti, sequenze d’azione che, purtroppo, risentono del noto effetto déjà vu. Infatti, le indagini del detective Spooner conducono ben oltre la semplice soluzione del caso, e rivelano interrogativi che forse gli uomini avevano troppo presto messo da parte: si può correre il rischio di un’evoluzione autonoma, per quanto basata sulla configurazione datagli dagli uomini, dei robot? Forse l’unico modo per rendersene conto è viverlo sulla propria pelle, sembra suggerire il film. In ogni caso, a quanto pare, se i robot sviluppassero una coscienza autonoma, ostile o non, in fin dei conti, il “problema” sarebbe comunque imputabile ai loro creatori, e non ad un’ipotetica s-fortuna cibernetica.
Così, è di nuovo arrivato il momento di parlare di I.A. (Intelligenza Artificiale), l’arma a doppio taglio che, per quanto molta letteratura fantascientifica continui ancora ad ammonire, nella vita reale sembra continuare ad essere l’agognata meta di molti scienziati. E certamente il dibattito rimane aperto e sfruttato al cinema, dove ogni cosa è già possibile e non occorrono altri cinquant’anni per vedere flessuose macchine antropomorfe convivere con gli uomini.
“Io, Robot”, suggerisce con sottile e paradossale ironia (per quanto concesso ad un film per il grande pubblico) come la nostra ingenuità non sia in grado di tutelarci né dai nostri surrogati metallici, né da noi stessi, tanto che, per riprendere e mantenere il controllo, siamo di nuovo costretti a servirci dei nostri nemici-amici tutto bulloni e neuroni.
Il cerchio non si chiude, e la storia si ripete..
Titolo originale: I, Robot
Nazione: U.S.A.
Anno: 2004
Genere: Thriller, Azione
Regia: Alex Proyas
Sito ufficiale: www.irobotmovie.com
Cast: Will Smith, Bridget Moynahan, Bruce Greenwood, James Cromwell, Chi McBride, Alan Tudyk
Produzione: John Davis, Topher Dow, Laurence Mark
Distribuzione: 20th Century Fox
Data di uscita: 22 Ottobre