“KAKRAKI” DI ILJA DEMICHEV

All'indietro

Settimana Internazionale della Critica
Tre generi, un solo sguardo: quello di Nikolai Gogol che, durante il suo funerale, decide di aprire un occhio, e di rimanere a fissare implacabile. Così sogna (con uno stile da film muto, completo d’intertitoli, cambi di velocità nella proiezione e patina del tempo) Mikhail detto Misha, rispettabile alto funzionario ministeriale della Russia d’oggi, diviso a San Pietroburgo tra successo lavorativo e quiete familiare.

Il protagonista di Kakraki (“Comegliscampi”), film d’esordio del trentunenne Ilja Demichev, non si sente tuttavia appagato. Imprigionato nelle infinite ripetitività della burocrazia post-Putin, cerca ingenui svaghi nel nuoto e nell’acquisto di scarpe raffinate: le sue peripezie impostano così un film che pare promettere sviluppi nei territori tra il comico e il grottesco. Non avviene, tuttavia, così: lo stile narrativo di Demichev (all’opera anche come sceneggiatore), quasi irretito dall’irrequietezza poliedrica del suo peculiare personaggio, sceglie percorsi meno prevedibili. Apparsa infatti Nastya, una giovane commessa di libreria dalle origini cinesi, complice l’acquisto di un’edizione tascabile de I Racconti di Pietroburgo, la storia abbandona la commedia per lasciar spazio ad un tono sentimentale. Misha invita Nastya a mangiare aragoste (astici, in verità), crostacei che la ragazza non conosce. Ma, infine, è facile intendersi: sono “comegliscampi”, solo un po’ più grandi. L’idillio tra il malinconico funzionario e la diciottenne dovrà tuttavia confrontarsi con l’ultimo dei “generi” prescelti da Demichev, quello della tragedia, che giungerà amara ed inaspettata.

Il bicentenario della nascita di Gogol offre al giovane regista russo un’occasione per riflettere sulla persistenza, nella contemporaneità, delle sclerotizzate insensatezze del mondo che ruota attorno alla burocrazia. Misha non è d’umili condizioni quanto i suoi antesignani gogoliani, ma con essi condivide alienazione e monotonie quotidiane.La sua condizione, pur agiata, non può sperare in mutamenti: l’unica alternativa alla persistenza è il peggioramento. Peggioramento che si concretizzerà, ineluttabile, alla conclusione della vicenda, quando si comprenderà che non solo le aragoste sono “comegliscampi”, ma anche certe persone, le cui vite, quando procedono, possono farlo solo all’indietro.

La prospettiva “gogoliana” dell’autore, concretizzata dal già citato “sguardo di Gogol” con cui il film esordisce, garantisce infine un equilibrio quantomeno soddisfacente tra i mutevoli registri narrativi. Gogol ancora ci guarda, pare suggerire Demichev ai suoi compatrioti: e il suo sguardo, passando dalla carta alla celluloide, non accenna a perdere d’acutezza.

Titolo originale: Kakraki
Nazione: Russia
Anno: 2009
Genere: tragicomico
Durata: 105 minuti
Regia: Ilja Demichev
Cast: Aleksandr Bashirov, Mikhail Efremov, Sergei Gazarov, Sergei Koltakov, Yelena Safonova, Natalya Vdovina