“KITCHEN” di Banana Yoshimoto

Il primo libro pubblicato in Italia di Banana Yoshimoto contiene tre racconti: Kitchen, Plenilunio (Kitchen 2) e Moonlight Shadow, l’ultimo dei quali rappresenta la sua prima opera e la sua tesi di laurea. I primi due racconti sono legati dalla storia del rapporto tra Mikage, la protagonista, e Yūichi.

Tutta quest’opera di Yoshimoto è intessuta di elementi realistici che possiedo tratti fantastici e incredibili, e elementi fantastici che, tuttavia, presentano una loro plausibile verosimiglianza. L’elemento concreto, quotidiano sembra significare qualcos’altro. La cucina, descritta con passione e con la disinvoltura dell’osservazione e dell’esperienza, gli odori e i sapori e il piacere di gustarli, gli ingredienti, le ricette, i fumi e il calore della cottura, tutto ritorna continuamente come sostituzione di quello che è venuto a mancare, una famiglia, un nido. Mikage, rimasta sola, trova conforto in una famiglia che tuttavia non sembra seguire i canoni tradizionali. Una famiglia dove la figura materna e quella paterna si sono fuse, si può dire fisicamente, in un solo corpo, e che forse trova in questa peculiarità la causa della sua fine. Il cibo, un mezzo indispensabile per la vita, in questo caso assume un carattere necessario non solo per la sussistenza fisica ma anche per quella affettiva, come mezzo per mettere in comunicazione e per unire.

La morte e l’ambiguità sessuale si ritrovano anche nel racconto Moonlight Shadow. Se in Kitchen la morte è solo dolore subito e sofferenza, qui, pur nella sofferenza c’è la possibilità di un magico ritrovarsi per un ultimo addio che sembra voluto dal destino o che forse è semplicemente il frutto della nostra disperata ricerca per poter superare e non soccombere. Qui anche l’ambiguità sessuale assume i tratti del conforto, della speranza mentre nei primi racconti porta alla luce i lati più problematici. La ragazza che sembra ricordare il fidanzato morto, il ragazzo che si veste come la fidanzata morta.
Tutto questi elementi sembrano lontani dalla nostra cultura più tradizionale, dove le distinzioni tra la vita e la morte, tra l’essere uomo e l’essere donna sono ben definite e costruite. Dietro a questo diverso ordine di idee troviamo la cultura manga che a sua volta fonda le sue radici nella cultura tradizionale giapponese, una cultura dove il corpo e lo spirito sono strettamente intrecciati tra loro.

A un anno dalla pubblicazione più recente di Banana Yoshimoto, L’abito di piume, Kitchen è stato ripubblicato nuovamente con una Postfazione di Giorgio Amitrano che spiega la genesi della cultura manga e la nuova letteratura che sta crescendo sotto la sua ombra. Si tratta sì di una cultura con radici lontane dalle nostre ma che attraverso i canali più popolari abbiamo fatto e stiamo facendo anche nostra.

Feltrinelli, Milano, 2006