Venezia 66. Concorso
Cinque episodi di amore “strano” e stravagante; Vergogna: due ragazzi si contendono la bellezza del palazzo; Sentire: una turista in giro per Mosca incontra un ragazzo carino, ma non capisce il russo; Riparazione urgente: un calzolaio sordomuto si innamora della sua “Cenerentola”; Il bacio del gambero: un giovane va in giro vestito da grosso gambero per far pubblicità…all’amore; Kim: un ragazzo disadattato ha dei talenti magici che però i dottori vogliono “curare”.
Negli ultimi tempi la cinematografia russa ha portato con invidiabile costanza a Venezia almeno uno o due film di rilievo all’anno, svelando autori nuovi quali Aleksej German junior o Andrej Zvjagincev (che meritoriamente non sono tornati a casa a mani vuote) oppure piazzando qua e là anche nelle sezioni collaterali opere interessanti e di notevole varietà, che possono andare dall’ormai “classico” Mikhalkov ai promettenti ma non ancora maturi Vyrypajev e Khlebnikov.
Tutto ciò per dire che scelto un tema standard (cos’altro se non l’amore?) era forse giunto il momento di confezionare un “omnibus”, un film a episodi che servisse un po’ come biglietto da visita generazionale e prima ricapitolazione della varietà e delle prospettive dei nuovi talenti in questione. A tale fine i cinque segmenti di Kototkoje zamykanije (tradotto col titolo italiano di “Cotti d’amore”, ma in realtà vuol dire semplicemente “corto circuito”…) svolgono egregiamente il loro compito e soddisfano i palati più vari ed esigenti con nomi più e meno noti che sicuramente si faranno (o forse sono già “fatti”, maturi e cinematograficamente cotti a puntino come i loro personaggi ubriachi d’amore).
Pur di gusto ed impostazione diversa va notato subito che tutti gli episodi hanno qualcosa da dire, e che se proprio un appunto si vuol fare ai loro registi è che magari un paio di essi avrebbero potuto dare una compattezza ancora maggiore all’idea di base (in soldoni: qualche minuto in meno per non disperdere la trovata di partenza del soggetto). Partiamo dal fondo: con German junior che non tradisce il suo stile autoriale e indagatore che lo ha portato a vincere il Leone d’Argento con il suo Paper Soldier, e ci presenta una storia fra Gogol’e Cekhov ambientata in un padiglione psichiatrico: l’artista di circo Kim ha il “dono della luce” (sa aggiustare gli oggetti elettronici col tocco) ma ciò non gli basta per conquistare l’indifferente infermiera Tatjana. German non sorprende, ma neanche delude. Forse però dovrebbe anche cercare di non rimanere schiavo del suo stile.
Passiamo poi all’episodio più pop e stravagante, quello di Kirill Serebrennikov (Il bacio del gambero), che a tratti si trasforma quasi in performance punk da strada: un quasi catatonico ragazzo travestito da gamberone gigante invece di far pubblicità al ristorante che per questo lo paga si mette a baciare sulla bocca tutti i passanti, compresi poliziotti e naziskin…Il finale è inaspettatamente happy, l’impressione complessiva piacevolmente pop.
Continuando a ritroso troviamo il corto più complesso, e in definitiva quello che vola più alto quanto a pretese poetiche: un ciabattino adolescente (è interpretato da un quasi irriconoscibile Ivan Dobronravov, il bambino de Il ritorno di Zvjagincev) è ammaliato dalle scarpette bianche di una ragazza che ha intravisto solo di sfuggita dal seminterrato dove passa le sue grame giornate lavorative.
Un po’ fiaba noir, un po’ storia di un amore impossibile, e poi ancora un po’ triste apologo sull’incomprensione: la “bella” è in realtà una sciacquetta insensibile e superficiale, mentre il “mostro” che vive relegato fuori dal mondo è destinato a una brutta fine causata dal suo amore eccessivo per una donna che non lo merita. La qualità aggiunta di questo Riparazione urgente di Pjotr Buslov è che funzionerebbe anche come film muto, giocando intelligentemente come fa con le soggettive sensoriali del sordomuto (che usa il tatto e la luce) e creando con questo suo laboratorio sotto il livello stradale un microcosmo a metà fra la prigione da cui non c’è via di fuga ed il bunker che protegge dal male del mondo circostante. Buslov è insomma sicuramente il nome da seguire.
I primi due corti sono forse i meno convincenti (ma non per questo superflui o autoreferenziali): Ivan Vyrypajev aveva portato a Venezia 2006 il suo bell’esordio Euphoria (premio Leoncino d’oro per questa originale rivisitazione del melodramma nella steppa), ma qui sceglie tutt’altro stile, un po’ “giovanilistico” e frammentario, per tracciare con il suo Sentire un abbozzo un po’ indeciso su una probabile infatuazione d’amore (una polacca ed un russo non si capiscono ma cercano un’intesa fatta di vibrazioni emotive…). Lo rimandiamo al suo prossimo lungo per rivalutarlo a freddo. Boris Khlebnikov infine non aveva entusiasmato (ma neanche disgustato) con il suo Svobodnoje plavanije (Free Floating), anch’esso a Venezia 2006, e qui ci ripropone i suoi giovani inconcludenti a metà fra la noia generazionale e il timido tentativo di risveglio mentale. Forse il più buonista degli episodi (alla fine uno dei due ragazzi contendenti “regala” la ragazza al suo rivale), ma non proprio indimenticabile.
Nel complesso ci rimane comunque la convincente impressione di cinque cifre stilistiche promettenti, abbastanza variegate e a fuoco, per cui per tutti questi giovani registi non si può che ritenere superato con merito l’esame del corto d’autore.
Titolo originale: Korotkoe zamykanie
Nazione: Russia
Anno: 2009
Genere: Drammatico, Romantico
Durata: 95′
Regia: Pyotr Buslov, Aleksei German Ml., Boris Khlebnikov, Kirill Serebrennikov, Ivan Vyrypayev
Cast: Yuri Chursin, Aleksandr YatsenkoData di uscita: Venezia 2009