Karlovy Vary 2012: due film sulla difficile arte di invecchiare

"La lapidazione di San Sebastiano" e "Camion"

Dal concorso di Karlovy Vary due film che presentano due modi opposti di affrontare il difficile declino degli ultimi anni di vita. Da un lato un approccio nichilista, dall’altro una doloroso cammino di rinascita.

Ci piace accorpare in un unico testo le considerazioni su due film, ugualmente intensi ma diversissimi nella loro impostazione, sulla sola base della loro comunanza tematica. Si tratta de La lapidazione di San Sebastiano del catalano Pere Vila i Barcelo, e del canadese Camion, di Rafael Ouellet. Entrambi hanno come protagonisti degli anziani in un momento critico della propria vita, anzi diremmo assolutamente drammatico. L’ex restauratore Etienne (ovvero, in italiano il “Sebastiano” del titolo) vive da solo la propria esistenza incarognita e biliosa nel proprio enorme appartamento, pieno delle sue vecchie cianfrusaglie e intriso del tanfo di liquidi e strumenti di lavoro. D’altra parte il camionista Germain conduce sì una vita più regolare e sociale, ma questa gli viene sconvolta quando egli uccide involontariamente una automobilista durante l’orario di lavoro.
Se Etienne (interpretato da un impressionante Lou Castel) ha ormai raggiunto il punto di non ritorno e aspetta solo di lasciarsi morire, odiato da vicini e parenti, il Germain del film canadese entra di botto in una situazione tremenda (siamo dunque testimoni di un cambiamento e di peripezie inaspettate) ma cerca d’altra parte di reagire, proprio con l’aiuto dei figli, il cui ritorno dopo anni di separazione lo aiuterà a rimettersi in sesto.

Pur nella assoluta diversità dell’evoluzione diegetica e dell’approccio attoriale dei due protagonisti è innegabile che i punti di contatto fra questi due elefanti in attesa della propria uscita di scena, intristiti e traditi dalla vita, siano numerosi. Il primo film è però statico e meditabondo, il secondo disegna invece un’evoluzione e dà maggior spazio ai movimenti dell’animo.

Concentrandoci maggiormente sul film del catalano, non possiamo che ricordare come Lou Castel abbia esordito come rappresentante per antonomasia della ribellione giovanile, ne I pugni in tasca di Bellocchio; rivederlo qui interpretare un vecchio sfatto e male in arnese fa una certa impressione. Imbolsito oltre ogni dire, gli occhi spenti (ma pronti a subitanei scatti dell’ira di un tempo), lo si direbbe “anziano all’ultimo stadio”. Il regista sceglie coraggiosamente un approccio quasi naturalista, indugiando su dettagli disgustosi ma tanto più drammatici nella loro quotidianità. Perfino i liquidi corporei di un intestino ormai fuori controllo si spargono sul pavimento in un finale che come pochi altri a nostra memoria ha la sfacciataggine di dipingere la morte e la desolazione senza il minimo di patina sentimentale. La morte puzza, arriva senza essere invitata e il dialogo che si conduce con lei nel momento supremo non è fra i più piacevoli, perché vi si arriva senza ormai troppa voglia di parlare. Un film che nella sua durezza avrebbe meritato un premio.

Concludiamo con toni più ottimistici, notando come in Camion invece l’anzianità venga sì considerata come un parziale handicap (il camionista Germain è solo, non riesce a prendere decisioni, rischia di divenire inutile…), ma l’approccio e l’intenzione autoriale sono qui ben più tradizionali: l’intervento di una prole trascurata e a sua volta distratta permette di intravedere una possibile futura ricucitura di rapporti familiari e generazionali. Il lutto è presente anche qui, anche il Canada, come la Francia di Etienne, non è dipinto esattamente come “un paese per vecchi”, come un paradiso delle opportunità, ma la speranza di un recupero anche tardivo e di una chance dell’ultimissimo momento fanno di questo film quasi una passeggiata emotiva rispetto alla distruzione umana rappresentata da Pere Vila i Barcelo.
Nel complesso: un pubblico meno esigente uscirebbe rasserenato dalla visione di Camion; ma il “pugno in pancia” scagliato da Castel e dalla sua interpretazione estrema potrebbe rimanere nella storia del cinema.