“L’avventura del Vetro” dal Castello del Buon Consiglio di Trento si sposta nelle sale del Museo Correr di Venezia (11 dicembre 2010 – 25 Aprile 2011) con meno richiamo scenografico ma con qualche prezioso materiale in più.
Trento – didatticamente più raffinato, spazi ricreanti le fornaci di Murano, la fascinosa cornice delle sale decorate principesche – oscura alquanto questa mostra veneziana, ospitata nella nudità dei piani alti raggiungibili dopo un percorso defatigante.
Tutto ciò non toglie nulla a questo evento che permette al visitatore di ripercorrere il fulgido e nobile itinerario della fabbricazione del vetro veneziano lungo i secoli.
Difatti la Mostra si dipana in quattro sezioni, partendo dai vetri archeologici, offrendo le produzioni artistiche dei secoli quindicesimo, sedicesimo, diciassettesimo sino ad approdare al diciannovesimo e ventesimo.
Queste trecento opere ricamano l’estro creativo dei maestri vetrai muranesi e veneziani.
La prima sala ci propone l’inedita rassegna dei vetri antichi recuperati dal sonno negletto dei fondali della laguna e dalle incognite sorprese della sabbia dei canali della città. Questo primo incontro è la sorpresa non offerta a Trento per la ultra fragilità dei manufatti caduti in mare per negligenza o necessità impreviste o per fatture mal riuscite.
L’età dell’oro dei maestri vetrai parte dal Quattrocento per abbracciare tutto il Seicento. Anche l’ispirazione artistica segue le traiettorie delle fortune e decadenze politiche della Madre Serenissima.
L’Ottocento vede entrare in Venezia l‘influsso delle molteplici scuole dei paesi europei, ben presto assimilati e rieducati dagli artisti veneziani.
Il Novecento celebra l’avvento del design che rinfocola nuove invenzioni nella fantasmagoria di colori e di forme che le tradizionali tecniche ignoravano.
L’altra sorpresa la troveremo in concomitanza del Carnevale di Venezia al primo piano del Museo Correr: la collezione Maschietto ricca di figurine di vetro raffiguranti maschere veneziane e quelle della Commedia dell’Arte, costumi e soggetti di fantasia così sofisticata e unica nella sua fioritura.
Il vetro nella sua apparizione epifanica celebra nelle sale la sua versatilità: vetri da spezieria, specchi, dipinti sotto vetro, pistole e strumenti musicali (ammiratissima la grande tromba), sontuose collane di perle vitree destinate al mercato africano (vedasi l’insuperata ansia di espansione e genialità mercantile della marineria serenissima). Perle vitree a imitazione di quelle preziose: le famose murrine, i cosidetti paternostri, grandi rosari e le famose murrine.
Si finisce da ultimo nel fascino dell’arte tout court con l’avvento delle bizzarie creative del design.