Nicola e Maria sono due adolescenti italiani come tanti altri. La loro vita non avrebbe nulla di speciale da raccontare se non fosse per l’improvvisa morte di entrambi i genitori, che li catapulta in un battibaleno in un paese nuovo, lontano, tanto diverso dalla loro amata Italia: l’America.
Li accoglie nella città dei grattacieli, New York, lo zio “che ha fatto fortuna” (o almeno così sembrerebbe), il quale dà loro in affidamento la gestione di un intero palazzo. Ma ben presto le vite dei due ragazzi si dividono: Maria e Nicola imboccano sentieri diversi, condotti per mano da due caratteri completamenti differenti. E tuttavia le avventure non mancheranno né per l’uno né per l’altra, avvolti come sono in un caos eterogeneo di colori, suoni, persone, denaro, passioni, dimore e tramonti.
L’America raccontata da Antonio Monda – che qualche anno fa persino il maestro Ennio Morricone ha voluto accanto a sé per scrivere la propria biografia – non è quella di oggi, ma quella che incontreremmo tornando indietro nel tempo di una sessantina d’anni. Le torri gemelle dovevano ancora essere costruite e poi buttate giù, il grattacielo della Chrysler era al suo massimo splendore, ai party si potevano incontrare Liz Taylor o Marilyn Monroe e il pubblico del pugilato impazziva per un campione di origine italiana destinato a una grande carriera: Rocky Marciano. Ma soprattutto, erano ancora gli anni in cui gli Italiani – o sarebbe meglio dire gli Europei – si imbarcavano a fiotte per attraversare l’oceano, alla scoperta della famosa terra in cui tutto è possibile, in cui andare di fretta e rimanere appoggiati sulla superficie delle cose non è per forza un difetto, in cui le opportunità di farsi strada traboccano per chiunque abbia un po’ di buona volontà da vendere e in cui il grande amore, la grande carriera, la grande svolta si nascondono proprio dietro l’angolo. Salvo poi scoprire – come dice ai nipoti lo zio Sabatino – che dopotutto “l’America non esiste”.
È un libro emozionante e scorrevole quello di Monda, ancorato a un’atmosfera e a una realtà che oggi ci sembrano tanto distanti, ma che in verità sono esistiti soltanto ieri. Quando l’America era ancora un sogno e le disillusioni erano solo nell’aria, lontane, impalpabili, non preoccupanti.
È anche un libro che incuriosisce e interessa il lettore nella scoperta di quei luoghi, di quei nomi e di quei fatti che, uno ad uno, sono esistiti davvero: nell’arte, nella box, nella politica e nell’evoluzione della città. Manhattan è scandagliata da tutti i punti di vista: quello del giovanotto ricco che sfida la famiglia e le istituzioni imbracciando i valori comunisti (quando ancora aveva senso parlare di comunismo e di liberalismo, di destra e di sinistra); quello del vagabondo, con i suoi mille retroscena, la sua New York nascosta e i suoi visi amici stanchi, affamati ma sorridenti; quello del manager grezzo e mediocre, che rincorre il successo dietro ai pugni della box; quello delle prostitute, quello dei grandi uomini d’affari, quello degli artisti all’avanguardia e quello dei derelitti.
È forse proprio questa grande eterogeneità di vedute e di pensieri che rende il libro di Monda così ricco e completo, pieno di spunti di riflessione che partono da fonti diverse per poi finire tutti intrecciati nel cuore pulsante di Manhattan, “il centro del mondo”.
Due storie – quella di Maria e quella di Nicola – in cui non manca nulla, neppure l’amore, che pure prende due forme inedite e completamente differenti, nell’animo di due giovani tanto diversi, quanto irrimediabilmente uniti.
Antonio Monda, L’America non esiste, Mondadori, 2012, pp. 250, euro 18,00.