È troppo creativo e intimamente umano per essere reale. E infatti l’Illusionista è un personaggio animato.
Eppure, quando nel 1956 Jacques Tati (abbreviazione di Tatischeff) aveva scritto la sceneggiatura di questo film, si era ispirato direttamente ai desideri sinceri di un individuo reale: se stesso. Con soli sei lungometraggi, Tati aveva lasciato un segno indelebile nella storia del cinema mondiale creando immagini uniche, quadri contenenti infiniti eventi, azioni, movimenti e comportamenti. Il regista aveva plasmato un personaggio indimenticabile, Monsieur Hulot, attraverso il quale non aveva mai rivelato troppo apertamente la propria personalità.
Nel 2001 si incontrano i percorsi artistici di Sylvain Chomet, già regista di Appuntamento a Belleville, e del defunto Tati. La figlia di quest’ultimo consegna a Chomet un progetto irrealizzato e personale di suo padre: la storia di un umile prestigiatore che trasforma l’arte in magia e la magia in arte. Nessun attore, che non fosse Jacques Tati, poteva interpretarlo e così l’Illusionista si è trasformato in un personaggio animato, allo stesso tempo reale e fantastico, mago e prestigiatore.
L’Illusionista di Chomet si chiama Tatischeff ed è la personificazione dell’arte, di quella forza creativa che sempre più nella frenesia della realtà urbana viene isolata e ignorata. Nessuno in città rimane incantato dal suo spettacolo: quando questi si esibisce nel Music Hall, la sala si svuota e l’attenzione del pubblico è catalizzata dalla Rockstar del momento che urla e si lancia per terra. Il protagonista si è allontanato da Parigi per andare in Scozia, ma si ritrova in una realtà a lui estranea. Tatischeff non trova il proprio posto in una società in continuo cambiamento: siede davanti ad un «fish and chips» ma non mangia patatine, consulta un vocabolario tascabile ma non riesce a parlare la lingua straniera. L’Illusionista è un disadattato, afflitto da problemi di comunicazione in un’epoca che non gli appartiene.
Il film racconta anche un incontro tra due visioni della vita. Tatischeff incontra infatti Alice, una giovane ragazza scozzese che sceglie di seguirlo nel suo viaggio alla ricerca di persone ancora in grado di stupirsi, individui capaci di immaginare, sorridere ancora. La fanciulla aiuta il suo compagno di vita, anche se non comprende la sua lingua. Alice si sta però affacciando all’età adulta e presto cresce: analizza i trucchi e non vede le magie, anche se rimane vivo in lei il ricordo di un’infanzia fantastica e luccicante. La ragazza continua il suo percorso di scoperta: il tempo scorre inevitabilmente, ma anche quel futuro di maturità sarà in grado di portare nuove felicità.
Dopo Appuntamento a Belleville, Chomet si distingue ancora per il tocco delicato e per la creatività visiva. Il film è pressoché privo di dialoghi e riporta in vita un cinema raro, oggigiorno quasi introvabile. Un cinema pregno di idee, che è innanzitutto immagine comunicativa ed esercizio del pensiero.
Titolo originale: L’illusionniste
Nazione: Francia, Regno Unito
Anno: 2010
Genere: Animazione
Durata: 90′
Regia: Sylvain Chomet
Sito ufficiale: www.lillusionniste-lefilm.comProduzione: Django Films Illusionist, Ciné B, France 3 Cinéma
Distribuzione: Sacher
Data di uscita: 29 Ottobre 2010 (cinema)