Francisco de Goya ha un posto speciale nel cuore degli spagnoli: il suo nome è inciso a fuoco sull’altare degli Immortali, la sua arte venerata alla stregua di quella di Michelangelo, di Raffaello, di Canova. Nato a Fuendetodos nel 1746, a 14 anni egli entrò come apprendista presso lo studio di Josè Luzan, artista amico di suo padre. Dopo un viaggio in Italia sposò la figlia di un artista della corte spagnola e, l’anno successivo – nel 1774 – ricevette il primo incarico reale: dipingere una scena di vita quotidiana da utilizzare per tessere tappezzerie. Nel 1799 il successo: la nomina a primo pittore di corte. La più alta carica cui un artista potesse ambire.
L’ultimo inquisitore, per la regia di Miloš Forman (Qualcuno volò sul nido del cuculo, Amadeus) è anche la biografia di questo grande artista. Ma non solo.
Il film prende spunto dalle vicende di tre personaggi uniti dall’amore per la bellezza: la modella e musa del pittore – Ines – figlia di un ricco mercante (un’intensa Natalie Portman), il divino Goya, già all’apice del successo (il norvegese Stellan Skarsgård de Le onde del destino e Dogville), e l’integerrimo monaco della Santa Inquisizione Lorenzo (Javier Bardem).
Quando, un giorno del lontano 1792, Ines viene condannata dall’Inquisizione al carcere a vita poiché sospetta d’eresia, Goya si rivolge all’unico in grado di salvarla: lo stesso Lorenzo che gli ha commissionato un ritratto. Ma, pur promettendo di farla uscire di prigione, Lorenzo non è in grado di opporsi agli ordini inconfutabili dei suoi Superiori e, anzi, svelando tutta la sua perversione dietro la maschera del più ferreo rigorismo morale, abusa della sua verginità. E scopre così, al di là di ogni sospetto, i proibiti piaceri della carne. Quindici anni dopo, il mondo è cambiato: Napoleone Bonaparte ha abolito per sempre la Santa Inquisizione, e ad Ines e tutti i prigionieri è finalmente concessa la libertà. Coperta di stracci e pressoché irriconoscibile, Ines si reca da Goya, che subito le offre protezione e aiuto. Una volta riuniti, i destini dei due s’intrecceranno nuovamente con quello di Lorenzo che, rinnegata la propria fede nella Chiesa, è nel frattempo diventato un influente funzionario di Napoleone. Nonché l’insospettabile padre di Alicia, la figlia avuta in prigione dalla povera Ines…
Non un biopic tout court, bensì un severo j’accuse gridato con rabbia e veemenza contro ogni forma di fanatismo e dogma integralista. Usando le cupe tinte dei dipinti di Goya come pretesto, il regista si scaglia senza mezzi termini contro le nebbie della ragione: quelle stesse che ha vissuto in prima persona nella natia Repubblica Ceca, prima soggetta al nazismo, poi agli eccessi del comunismo.
Il risultato è un film importante: un ritratto crudo e intenso di un’epoca che, pur lontana, è ancora in grado di creare allarmanti analogie col presente. Degno di nota anche il cast, in cui brillano di luce propria una sempre più talentosa Natalie Portman – qui nel difficile, triplice ruolo di vergine Musa, madre psicotica e figlia ribelle – e il virtuosistico Javier Bardem, tanto intenso da rubare la scena allo stesso protagonista (Stellan Skarsgård). Da vedere.
Titolo originale: Goya’s Ghosts
Nazione: Spagna
Anno: 2006
Genere: Drammatico
Durata: 117′
Regia: Milos FormanCast: Natalie Portman, Javier Bardem, Stellan Skarsgård, Randy Quaid, Wael Al Moubayed, Simó Andreu, Scott Cleverdon
Produzione: Kanzaman S.A., The Saul Zaentz Company, Xuxa Producciones S.L.
Distribuzione: Medusa
Data di uscita: 13 Aprile 2007 (cinema)