La Yoshimoto tratta nel suo nuovo romanzo gli argomenti a lei più cari,quali la morte e i fenomeni paranormali;lo stile,fresco e leggero come l’hagoromo,l’abito di piume del titolo,riesce a rendere,nonostante questo,scorrevole e piacevole la lettura.
Una storia di amore, sofferenza e rinascita, dove Hotaru, la protagonista, grazie all’aiuto fornitole da sua nonna e Rumi, una sua amica d’infanzia, riesce a ricordare un momento magico che l’ha aiutata a rivivere, allora come adesso.
Una storia d’amore finita male con un uomo sposato, porta Hotaru a tornare al suo vecchio paese per dimenticare la sofferenza dovuta all’abbandono.
Qui inizia un lungo periodo di convalescenza emotiva in compagnia della nonna,nel suo caffè-serra e di un amica, Rumi, che anni prima aveva “rischiato” di divenire sua sorella.
Ma il vero protagonista di questo racconto è il fiume che scorre nel paese natale della protagonista: “L’immagine che portavo con me era quella della corrente che scorreva incessante. La gente, come ipnotizzata da quell’acqua a volte limpida, a volte torbida, spesso sembrava intontita. Come se il fiume la inducesse a vivere mezzo addormentata. E desse l’impressione di avere scordato qualcosa di importante”.
E qualcosa di veramente importante ha dimenticato Hotaru: un incontro con un ragazzo, Mitsuru, tanti anni addietro. E’ proprio il fiume che li ha uniti un tempo che ora l’aiuta a ricordare qualcosa che non doveva essere dimenticato e dimenticare ciò che era meglio non ricordare.
Guarita quindi dalla sofferenza d’amore Hotaru può finalmente lasciarsi alle spalle tutti i fardelli, indossare l’abito di piume e riappropriarsi della sua vita con l’animo più leggero.
Il finale dopo tanta intensità e dramma lascia quasi stupiti per la sua banale normalità, ma è proprio questo che ci fa capire come Hotaru abbia ritrovato la spensieratezza e la semplicità della sua gioventù.
L’abito di piume, Yoshimoto Banana, Feltrinell, 2005, 132 pag, 10 euro