“L’albero di Halloween” di Ray Bradbury

Il giorno di Halloween un gruppo di ragazzini si prepara a festeggiare la notte più incredibile dell’anno. Sono tutti vestiti in maschera e sono tutti felici.

Sono in sette e si ritrovano da qualche parte in una cittadina anonima dell’America del Nord, per andare a prendere l’ottavo componente del loro gruppo, quello che è unanimemente considerato il loro capo, perché più burlone, più gioioso e più scherzoso di tutti gli altri. Tom, Henry, Ralph, George, J.J, Fred e Wally vanno quindi a casa di Pipkin. Ma non vedono il solito Pipkin, bensì ne vedono uno triste, un po’ addolorato e un tantino emaciato. Pipkin li esorta ad andare nella cava dove c’è la casa infestata dai fantasmi, promettendo loro che li avrebbe raggiunti più tardi. I ragazzi non capiscono ma, seppur delusi dall’atteggiamento dell’amico (proprio il giorno di Halloween!), seguono le sue istruzioni e se ne vanno. Quando raggiungono la casa infestata dai fantasmi, notano subito qualcosa di strano e, in particolare, dietro l’abitazione, si palesa davanti alla loro vista un enorme albero, da cui pendono centinaia di zucche, su cui sono intagliati i classici sorrisi beffardi. Ad un certo punto i sette ragazzini sentono la voce di Pipkin che li sta raggiungendo. Lo vedono, ma poi un lampo, delle nubi e degli zoccoli scalpitanti…lo rapiscono. Pipkin è sparito! Ma il simpatico (e un po’ inquietante) Mr. Moundshroud, una specie di teschio sorridente, aiuterà i suoi sette amici a ritrovarlo, tramite un viaggio nel tempo e nello spazio, alla ‘scoperta della lunga storia misteriosa di Halloween’.

Ray Bradbury (che tutti conosciamo come autore di Fahrenheit 451 e Cronache Marziane) ci regala, qualche anno dopo averle provate, le sue emozioni da bambino medio americano affascinato dal mito di Halloween e cresciuto leggendo romanzi di science fiction e guardando gli horror della Universal. Sono le emozioni dei ragazzini, degli otto protagonisti, infatti, a farla da padrone in questo libro e la storia si disarticola attraverso un mondo fantastico che coinvolge – e come non potrebbe farlo – l’animo di ciascun bambino, compreso quello che si trovava dentro l’all’epoca cinquantaduenne autore dell’opera.

La prosa in certi casi è poesia e L’albero di Halloween è un piccolo grande classico, un gioiellino ornato da un turbinio di foglie secche arancioni e gialle, dall’odore di zucche cotte al forno, dal venticello autunnale che ti accarezza le membra e, per dirla con le parole del maestro, da un tutto che pare ‘tagliato in un morbido velluto nero, dorato, arancione’. Un libretto (124 pagine) per scoprire la vera storia di Halloween, da leggere qualche giorno prima della ricorrenza, davanti ad un camino scoppiettante o sotto il cielo, bello, rosastro e freddo del tramonto.

Ray Bradbury, L’albero di Halloween, Piccola Biblioteca Mondadori, 2005, pp. 124, € 8,40.

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