Orizzonti
William (Mark Webber) è un attore ventunenne giunto a New York dal Texas. Una sera in un locale incontra Sarah (Catalina Sandino Moreno), aspirante musicista. Ed è amore a prima vista. La breve e intensa storia d’amore tra i due ragazzi è destinata a concludersi, ma anche a lasciare un segno nelle vite dei due giovani.
Diceva Truffaut che l’adolescenza, “età dei primi conflitti tra la morale assoluta e la morale relativa degli adulti, tra la purezza di cuore e l’impurità della vita”, rappresenta, dal punto di vista di qualsiasi artista, l’età più interessante da mettere in luce.
Lo dimostra ancora una volta il cinema americano, negli ultimi anni specchio sempre più autentico (rispetto agli schermi europei, e in particolar modo italiani) dell’inquieta età giovanile. Dai tempi della gioventù bruciata e della rabbia giovane fino ai giovani indie degli ultimi tempi (vedi La mia vita a Garden State, Il calamaro e la balena e Il succhiapollice), il grande schermo americano riesce a tradurre in immagini il passaggio dall’adolescenza all’età adulta in maniera intensa e delicata.
È questo il caso di The Hottest State, opera seconda dell’attore Ethan Hawke, che dopo Chelsea Walls (2001) ha scelto di adattare per lo schermo il suo romanzo del 1996 (in italiano Amore giovane edito da Sonzogno), storia autobiografica di un dolce e passionale amore giovanile. Il risultato è un’opera che trasuda autenticità e personalità, riuscendo ad arrivare dritta al cuore proprio grazie alla semplicità del suo assunto: l’amore a vent’anni, quello che sconvolge e ferisce, è quello che lascia il segno come una cicatrice per tutta la vita. E come una frattura, – dice Hawke/padre al figlio alla fine del film – “fa un po’ male ogni volta che piove”.
Il regista ha infatti dichiarato: “Credo che il passato rimanga sempre lì, che sia presente e vivo in ogni nuovo istante e che cambi a seconda del nostro punto di vista e della nostra capacità di comprendere le cose”. Dalla sua opera emerge infatti tutta la rabbia e l’energia autentica della fanciullezza, e allo stesso tempo una dolce malinconia per il passato, un gusto per il ricordo mediato attraverso gli occhi nostalgici della maturità.
L’inquieto William (Mark Webber, già in Chelsea Walls, e più di recente presunto figlio, anche lì in cerca di risposte, di Bill Murray in Broken Flowers ) è seguito nel suo nervoso peregrinare da movimenti di macchina dolcemente instabili a fare da accompagnamento a questo viaggio dell’anima che culmina con un commovente incontro padre-figlio, preannunciato nel corso di tutto il film dai continui ricordi infantili del ragazzo. La visita al padre, topos da sempre della cultura americana, si fa dunque veicolo di consapevolezza e soglia definitiva verso il mondo adulto.
Dopo questo incontro William sarà pronto ad affrontare la vita.
In questo semplice e breve scorcio di vita, William, pur offrendosi esplicitamente come alter ego dell’autore, riesce a parlare ai nostri cuori con l’intensità di un Antoine Doinel dei nostri tempi.
Hawke dimostra con quest’opera di aver fatto tesoro dell’esperienza attoriale in film generazionali come Prima dell’alba o Giovani, carini e disoccupati, e dietro la macchina da presa dimostra tutta la maturità di chi non ha paura di mettersi in gioco in maniera intima e personale.
Sceneggiatura: dall’omonimo romanzo di Ethan Hawke
Fotografia: Chris Norr
Montaggio: Adriana Pacheco
Musiche: Jesse Harris, Norah Jones, Williw Nelson
Scenografia: Rick Butler
Costumi: Catherine Marie Thomas
Interpreti: Mark Webber, Catalina Sandino Moreno, Laura Linney, Sonia Braga, Ethan Hawke, Michelle Williams
Produzione: Entertainment Farm (EF) K.K.Nazionalità ed anno: USA, 2006
Durata: 114’