L’autoritratto di Tiziano al Museo Correr

A Venezia un'opera per un maestro

Finita la stagione trionfale ed euforica delle grandi mostre con cui le più prestigiose sedi veneziane si contendevano l’attenzione e l’afflusso di pubblico e critici, è cominciata l’era della austerità. Basta ora un solo quadro, a condizione però che sia tale da giustificare un’esposizione incentrata su di lui.

Ecco quindi nella bella sala del Museo Correr, dalle grandi finestre medioevali affacciate sulla magica piazza S. Marco, risplendere l’autoritratto di Tiziano, il maestro eccelso di Pieve di Cadore, così sicuro di sé e del proprio valore da avere escluso comprimari e affini in questa mostra veneziana. La risposta di pubblico e critici, piuttosto positiva ,sta a dimostrare che la scelta viene premiata. E’ un’altra di quelle occasioni in cui, mentre il pubblico dei visitatori può gustare quel “one man picture”, i critici hanno l’opportunità di una analisi ravvicinata per sostenere o aggiustare la loro analisi, finora mancante di una visione ravvicinata.

E’ ormai acquisita la certezza della paternità tizianesca di questa opera. Grazie all’analisi della carta impiegata per eseguire il disegno, una carta elaborata e tagliata in modo tale da farla rassomigliare ad una antica pergamena dai bordi frastagliati e un po’ ingiallita dal trascorrere del tempo, ogni dubbio pare fugato.
_ Rimirando il viso di questo nobile vecchio, si può affermare che, mentre certi movimenti artistici in specie quelli di fine ottocento e inizio novecento sono un tripudio di fanciulle in fiore sublimate ed esaltate dalle bionde chiome alla Renoir, o ancor prima dal pennello e dalla grafica di Durer, Tiziano ritrae antichi splendori ormai fossilizzati in rugosi volti di vecchi, ancora eretti e fieri per la passata bellezza e l’antico potere.

Per quanto riguarda il committente o il destinatario di questo disegno, le ridotte dimensioni lo fanno immaginare come destinato ad essere incluso in una missiva senza pieghe antiestetiche.
E’ risaputo che gli antichi dipinti non raggiungevano di solito le cifre astronomiche del mercato odierno spesso drogato da galleristi e speculatori che gestiscono le opere d’arte come fosse un titolo di credito. Avevano però già allora prezzi molto alti se ad esempio un monarca o un ricco signorotto se ne innamoravano dando grande prestigio all’autore e contribuendo a continue rivalutazioni del dipinto che solo sovrani o ricchi banchieri e nobili potevano permetterselo.

Non è forse molto lontana dal vero l’ipotesi che anche questa piccola opera fosse destinata a Carlo V come il suo grande autoritratto a cavallo. Anche la collocazione del soggetto sulla tela, risponde a rigide regole di ispirazione della ritrattistica spagnola nella quale il ritratto tizianesco di Carrlo V a cavallo rappresenta la stella polare come punto di riferimento.
_ Il pittore cadorino non era l’unico in quell’epoca ad autoritrarsi, unica però è la sua maniera di collocarsi nella tela in modo tale da creare l’illusione che fosse un altro a dipingerlo. Aveva aperto una strada troppo invitante per narcisisti , per non diventare poi un modo canonico di rappresentazione irrinunciabile.

Ingresso con l’orario del Museo Correr e il biglietto de I Musei di Piazza San Marco
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