S. Pietroburgo. Il 14 marzo 2006, in una delle sale dello storico cinema “Dom Kino” (La Casa del Cinema) di San Pietroburgo, si è tenuta la conferenza stampa con Aleksandr Sokurov, uno dei più grandi rappresentanti del cinema russo d’autore, ben noto anche al pubblico italiano, figura di culto per gli appassionati. Insieme ad Aleksandr Sokurov era presente anche Andrej Sigle, produttore e compositore della musica per l’ultimo lavoro del regista, ovvero Solnce (Il Sole, 2004), nonché per Telec (Taurus, 2000) e Otec i syn (Padre e figlio, 2003).
Il 9 marzo Sokurov, insieme ai suoi collaboratori, ha ritirato a Mosca, presso il “Teatro Stanislavskij e Nemirovic-Dancenko”, il “Belyj slon” (L’elefante bianco 2005), premio nazionale dell’associazione dei critici e degli esperti cinematografici russi. Il Sole si è aggiudicato tre premi, per il miglior film, il miglior regista e la migliore colonna sonora.
Questo è stato solo uno degli argomenti che il regista e Sigle hanno affrontato in un’atmosfera “rilassata e informale”, insieme ad altre notizie che riportiamo appositamente per il lettore italiano.
NSC: A proposito della prima de Il Sole in Giappone Sokurov si esprime in questo modo:
SO: Il film, in Giappone, sarà proiettato in agosto. Si tratta di un processo molto lungo alla cui realizzazione stanno lavorando in molti già da circa un anno. Io sarò probabilmente a Tokio per la presentazione a fine maggio. Al momento Il Sole è stato proiettato alla Berlinale 2005. C’è stata la prima in Italia, dove è stato ben accolto, e in Francia; il film viene distribuito in numerosi paesi, ma la cosa importante è che esso sia stato proiettato qui da noi dove è uscito in DVD, esportabile dai Giapponesi che si trovano in Russia o in Europa.
NSC: Sulla partecipazione ai festival:
SO: La nostra partecipazione ai festival non è dettata dal desiderio di vincere dei premi, sebbene non sia certo un male ottenerne. La cosa più importante per noi è presentare i film ad un alto livello internazionale. Il nostro compito è quello di creare film che si incontrino con lo spettatore e non c’è dubbio che i festival siano uno dei canali preferenziali perché ciò si possa realizzare.
NSC: Prende la parola Sigle:
SI: Il film di Aleksandr Nikolaevic ha conquistato nei festival europei quella fetta di territorio riservato al nostro cinema, al cinema russo, e credetemi, conquistare questo pezzetto di terra è significativo, addirittura più che ricevere premi, perché andar via da lì con questi risultati significa farvi poi ritorno l’anno successivo. Significa ricordare che il cinema russo è vivo e che per esso stanno lavorando persone di talento.
NSC: Sulla distribuzione dei suoi film:
SO: Io sono pienamente consapevole del fatto che i nostri film non sono di certo privi di imperfezioni. Noi ce la mettiamo tutta perché avvenga il contrario, tuttavia le condizioni di lavoro in cui siamo costretti ad operare non ci aiutano. D’altra parte sono molto grato ai nostri critici: talvolta riescono a formulare con estrema precisione criteri ai quali bisogna prestare particolare attenzione; per me personalmente una figura speciale di riferimento è stato Michail Jampolskij (filosofo, filologo, studioso di cinema, Michail Jampolskij vive in America dal 1991 NDR), che purtroppo non vive più in Russia. A lui mostravo le sceneggiature, è stato lui ad insegnarmi molto, e il fatto che questa persona ora non sia più in Russia è per me sinonimo di una grande perdita. So di non essere nella condizione di creare quel tipo di “merce visiva” verso cui si è rivolto ultimamente il nostro cinema. Tuttavia ritengo che esista una parte erudita di pubblico nazionale capace di apprezzare il cinema d’autore, il cinema di Kira Muratova (si veda Ciemme 150 NDR), per esempio, o di Svetlana Proskurina.
Questa parte di pubblico aperta a film naturalistici, interessanti e seri esiste. Essa non è né maggiore né inferiore di quella europea con analoghe preferenze. Bisogna distinguere queste due cose, la “merce visiva” dai film interessanti e seri.
NSC: Il discorso torna all’argomento “festival”. La parola a Sigle, il quale si esprime, facendo riferimento alla Berlinale 2005:
SI: I festival sono una lotteria, io non dico che questo sia un bene o un male, ma è sempre una lotteria. Dipende da chi sono i membri, che cosa hanno mangiato alla vigilia (!), quanto hanno bevuto, se hanno interesse verso il cinema d’autore o meno. Vi confesso un segreto. In giuria, alla Berlinale 2005 c’erano dei “nostri uomini”, a noi così almeno sembrava. Ma nulla, non ne è venuto fuori niente. Al tempo stesso ritengo che sia quasi imbarazzante che noi abbiamo appena ricevuto ben tre premi, con cinque nominations, mentre altri professionisti meritevoli sono rimasti a bocca asciutta. “L’elefante bianco” secondo me è il premio più obiettivo, è un premio che riflette il giudizio di professionisti del cinema e meno di altri premi subisce influenze politiche. A Mosca, come sapete, è in corso una vera e propria guerra tra i vari concorsi e le varie accademie, tra la “Nika” e “L’aquila d’oro”.
Continua Sokurov:
Sempre riguardo alla partecipazione ai festival vorrei ricordare la situazione vergognosa che si creò a Cannes quando vi partecipò Aleksej German con Krustalev, ma voiture. Non solo il film non ricevette alcun premio, ma addirittura gli spettatori lasciarono la sala prima della conclusione del film. Una vergogna.
Oggi non esiste, purtroppo, un processo serio di valutazione delle opere cinematografiche. Mi sembra che nemmeno uno dei festival esistenti sia orientato verso la cinematografia nel vero senso della parola. Sono sempre gli interessi personali ad avere la meglio, in generale si nota la trasformazione in un bazar, in un mercato. Questo si può vedere addirittura dal livello della stampa. Quando partecipo ai festival rilascio in media 35/40 interviste al giorno. E mi sono reso conto di come si è abbassato il livello della stampa europea, di anno in anno. Non mi riferisco alla nostra stampa, ma a quella europea, mondiale.
Io noto questa tendenza, direi un orientamento sempre più forte verso la “merce visiva”, il livello culturale è basso. Forse questo è collegato al fatto che non ci sono figure forti, intendo registi, che potrebbero riportare, a loro volta, “ordine” nella stampa stessa. D’altra parte quando arrivi in un festival internazionale capisci subito che sei arrivato in una famiglia a te estranea. Tutti si conoscono, guardano gli stessi film, sono tutti amici e pertanto, se tu stesso non diventi membro di questa famiglia, la situazione può complicarsi.
Io sono comunque convinto che ogni regista segua il proprio cammino, così come sono sicuro che nessuno di noi è concorrente dell’altro. Ciascuno persegue i propri obiettivi, secondo i propri mezzi.
NSC: Sulle tendenze del cinema contemporaneo russo:
SO: Guardo pochi film e se li guardo è perché me lo hanno consigliato vivamente, per me è molto difficile al momento, intendo fisicamente, guardare film. Ma ritengo che ci siano figure molto interessanti. Il livello professionale dei cineasti in Russia, di coloro che si occupano di “merce visiva” è equiparabile a quello occidentale, forse difetta solo di una analoga “macchina di attori”. Prendete, ad esempio, tutti i film che vengono trasmessi dal “primo canale”, sono girati secondo gli standard occidentali. Con “macchina di attori” intendo quegli attori famosi che ci sono in Occidente e di cui si parla con grande entusiasmo in Russia, di cui parlano i giornali di massa.
In Russia c’è una forte predisposizione al cinema, figure di talento ci sono sempre state e di certo non mancheranno in futuro.
NSC: Sui compiti dello Stato:
SO: Lo Stato ha il compito di rafforzare, diffondere, proteggere la cultura; di creare un tipo di cultura accessibile al cittadino. Se il livello culturale non è adeguato, tutti gli altri mali vengono di conseguenza.E non solo il cinema può essere d’aiuto, ma bisogna pensare alla letteratura, alla musica. I punti di riferimento a cui lo Stato deve mirare sono l’educazione e la formazione culturale.
NSC: Sulla situazione dei concorsi nazionali e sul destino dei suoi film in Russia il regista si esprime con un certo pessimismo:
SO: Il sistema attuale della distribuzione cinematografica è molto triste. Io come regista e come cittadino non sono affatto contento della situazione a Mosca, della condizione che si è creata nella Società dei cineasti, quando le persone invece di essere unite fra loro lottano non capisco bene per che cosa. Mentre la “Nika” e “L’aquila d’oro” si fanno la guerra a vicenda lo Stato ha cessato di prestare attenzione alla cultura. Ciò di cui abbiamo bisogno non è la guerra, bensì l’unità, un programma che sostenga un cinema serio. Il risultato di tutte queste guerre intestine è invece che a Mosca il “Museo del Cinema” è stato chiuso, così come la “Casa del Cinema”.
Gli spettatori non vedono i miei film. A me non piace affatto che essi conoscano il mio cognome più dei miei film. Noi creiamo film, lavoriamo sodo, sperimentiamo continuamente nuove soluzioni artistiche, il nostro lavoro consiste in questo. E ripeto, mancano del tutto criteri seri di valutazione.
Non so quanto ancora riuscirò a fare personalmente, ma ci sono altre persone, i giovani, che faranno ancora molto e la situazione attuale in cui noi tutti, gli scrittori inclusi, siamo costretti a lavorare non è d’aiuto.
Abbiamo girato il film “Mozart. Requiem” (2004) e in occasione del 250 anniversario della nascita del compositore abbiamo cercato di metterci d’accordo con alcuni canali televisivi, ma come risultato non abbiamo ricevuto alcuna risposta oppure ci siamo sentiti dire “non è il formato giusto”. Molti dei miei film che sono stati trasmessi in Occidente non sono stati visti dai miei concittadini. Il film Padre e figlio è stato mostrato alla televisione solo dopo la lettera di Michail Borisovic Piotrovskij (Direttore del Museo “Ermitaz” di S. Pietroburgo). Due volte. All’una di notte. Non è normale che i miei concittadini conoscano il mio cognome meglio dei miei film.
NSC: A proposito del lavoro con l’attore giapponese Issei Ogata che interpreta la parte dell’imperatore Hirohito ne Il Sole il regista si esprime con grande entusiasmo e riconoscenza:
SO: Dopo questa collaborazione con i giapponesi ho provato il desiderio di accettare il lavoro al teatro drammatico che loro mi hanno proposto di fare. Estremamente disciplinati, accorti, precisi, sono persone che si preparano a lungo prima di fare le prove, il loro metodo di lavoro è unico. Il teatro giapponese, gli attori giapponesi sono sinonimo di una profonda filosofia plastica. Al tempo stesso sono molto sensibili e aperti verso le forme del teatro europeo contemporaneo.
Issei Ogata mi ha aiutato a evitare errori. La prima versione della sceneggiatura è stata cambiata radicalmente. Ogni parola veniva adeguata alle esigenze e alle possibilità del momento. La figura dell’imperatore è una figura chiusa e non c’è dubbio che Issei Ogata sia stato unico nell’interpretare questo ruolo. C’erano altre varianti, ma lui è davvero un grande attore.
Parla Sigle:
Siamo stati invitati a casa sua, ci ha invitato e ci ha spiegato che per lui non si trattava solo di un compito professionale, come attore, ma di un compito civile, Il Sole è un film che dovevano fare i giapponesi, e invece l’ha fatto Aleksandr Nikolaevic. Per loro è molto importante la presa di coscienza di quegli eventi storici, per molti degli attori si tratta di eventi molto vivi nella loro memoria in quanto ne sono stati testimoni diretti. Arrivavano e dicevano: “Noi vogliamo recitare, noi dobbiamo recitare”.
Il Museo di Tokio, costruito in memoria delle vittime del bombardamento sulla città, è perfettamente paragonabile al nostro Museo dell’assedio a Leningrado, non potete immaginare quanto penosi siano gli oggetti e le fotografie esposte; i fondatori stessi del Museo ci hanno accompagnato durante la nostra visita mostrandoci tutto, tra l’altro gran parte del materiale documentaristico che abbiamo adoperato nel film ci è stato fornito proprio da loro. Uno degli attori è sopravvissuto ai bombardamenti del ’45, i genitori lo gettarono nel fiume e si salvò, mentre loro bruciarono vivi…
Parla Sokurov:
Voglio aggiungere che il film Il Sole è la terza parte di una progettata quadrilogia sul potere che spero di completare, pertanto si tratta, direi, di un capitolo di una grande narrazione. Per me il lavoro è ancora in corso. È un compito non cinematografico, ma paragonabile a quello di uno scrittore che deve completare il suo libro. Il seguito riguarderà Faust, sarà ispirato sia a Goethe che a Mann. Al momento il lavoro è alla fase della sceneggiatura.
Al momento stiamo lavorando anche all’opera Boris Godunov che sarà messa in scena al “Teatro Bolshoj” di Mosca. Ad aprile del prossimo anno ci sarà la prima. È un lavoro molto importante, gravoso e io sono particolarmente preoccupato. Per “La Scala” sto lavorando all’opera di Modest Musorgskij Chovanshchina. La musica per me è fondamentale, è una parte della mia vita. L’opera è un genere grandioso che ha le sue leggi, pertanto il compito che sto cercando di realizzare è molto complesso e impegnativo, mi preoccupa molto.
Sul metodo di lavoro di Sokurov con gli attori Sigle racconta:
Aleksandr Nikolaevic presta particolare attenzione ai propri attori, a come si sentono durante il lavoro, durante le riprese. Tutte le indicazioni durante le riprese de Il Sole erano in giapponese e non potete immaginare la felicità e lo stupore degli attori. Vi rivelo un segreto: quando giravamo Mat’ i syn (Madre e figlio) l’attore, il nostro Aleksej, non era un attore professionista, bensì era stato letteralmente prelevato dall’Accademia militare. E io non dimenticherò mai tutte le indicazioni che Aleksandr Nikolaevic diede a tutto il gruppo su come comportarci con lui. Per esempio, dargli del “lei”, rivolgersi a lui con grande rispetto, si trattava comunque di una persona estranea alla sfera cinematografica e proveniente dall’Accademia militare.
Credo che al momento siano molto pochi i registi che si preoccupano così tanto dei propri attori.
NSC: Sui nuovi progetti:
SI: Voglio infine aggiungere che stiamo girando un nuovo film, Aleksandra. Come produttore di questo nuovo lavoro cerco di creare le condizioni di massimo confort per Aleksandr Nikolaevic affinché il risultato sia di elevata qualità, una vera opera d’arte. Posso aggiungere che per l’attrice sarà il debutto, e si tratterà di una “bomba”, di una grande scoperta per il pubblico.
Parla Sokurov:
Per noi l’attrice è una personalità unica, sarà un grande debutto. Il film sarà ambientato nel Caucaso. Riguarderà, come sempre, i rapporti tra due persone: una nonna che ha perso il marito e che ha deciso di prendersi cura del nipote. È un film a sé, non fa parte di alcun progetto più ampio, è un film pensato solo per questa attrice. Sarà molto importante per lei e forse anche per noi. Le riprese cominceranno a luglio-agosto. La serie che comprende Padre e figlio, Madre e figlio sarà completata con Dva brata i sestra (Due fratelli e una sorella), ma non ci stiamo ancora lavorando.