Marsiglia: Charly Matteï (Jean Reno) ha ormai abbandonato le sue attività malavitose e si dedica alla famiglia. Un giorno in un parcheggio subisce però un attentato, dal quale esce miracolosamente vivo, malgrado sia stato colpito da 22 pallottole. Dopo aver lasciato l’ospedale si mette sulle tracce dei suoi attentatori, a capo dei quali vi è il suo vecchio socio Tony Zacchia (Kad Merad). Per raggiungerlo deve stabilire un insolito patto con la poliziotta che sta indagando su entrambi (Marina Foïs).
L’immortale, che trae – alla lontana – spunto da un personaggio reale (il boss della mala marsigliese Jacky Imbert), fonde il cinema d’azione bessoniano con il melodramma gangsteristico ispirato a Il padrino parte III. Anche il film di Berry ama molto il montaggio alternato e parallelo e, come nel famoso finale del film di Coppola, affida alla musica lirica (E lucean le stelle e altre arie pucciniane) un ruolo centrale nel definire le atmosfere e nell’enfatizzare i temi – la possibilità di fare i conti col proprio passato, il confronto con la morte e con la perdita degli affetti famigliari (nel film ci sono musulmani, ebrei e cristiani di fronte alla morte), la vendetta e il perdono, l’amicizia e il tradimento.
Temi tragici, ai quali però L’immortale non sa dare alcuno spessore. Il film di Berry si risolve, in buona sostanza, in una sequela di scene melodrammatiche gonfie e ridondanti e di scene d’azione veloci e adrenaliniche. Non riesce, purtroppo, ad unirle in una storia per la quale valga la pena di appassionarsi. Gli autori inseriscono nell’amalgama anche tocchi di grottesco e in tal modo fanno impazzire del tutto la maionese. Si prenda ad esempio la scena in cui Zacchia (che, per l’emicrania, tiene la borsa del ghiaccio sulla testa) parla con l’ispettrice: che senso può avere una scena dove le parole di un personaggio e la recitazione del suo interprete sono virate sul registro caricaturale, mentre l’altro interprete recita in tono serio battute di dialogo che si suppongono altrettanto serie? La fusione malriuscita tra queste diverse tonalità toglie interesse ai personaggi: per dire, dopo un momento comico-fumettistico come quello della radiografia con la pistola quale “credibilità” possono avere i successivi tormenti del protagonista?
La contaminazione tra melodramma e caricatura, tra tragedia e grottesco, tra grand guignol e lirismo non è infrequente nel cinema contemporaneo (Tarantino, per fare un nome, o Balada triste del trompeta di De La Iglesia, visto a Venezia, per dirne un altro), ma richiede un rigore e un’inventiva che mancano a questo film.
Titolo originale: L’immortel
Nazione: Francia
Anno: 2010
Genere: Poliziesco
Durata: 115’
Regia: Richard Berry
Cast: Jean Reno, Kad Merad, Jean-Pierre Darroussin, Marina Foïs, Luc Palun, Richard Berry, Joey Starr, Dominique Thomas, Martial Bezot, Daniel Lundh, Joséphine Berry, Max Bassette de Malglaive
Produzione: EuropaCorp, TF1 Films Production
Distribuzione: Eagle Pictures
Data di uscita: 5 novembre 2010 (cinema)
Sito ufficiale: http://www.limmortel-2010.com/