Forse L’Uomo d’Acciaio passerà alla storia solo per il film in cui tolsero calzamaglia blu e mutande rosse a Superman, o forse no. A parte la saga di Batman, che ha riscosso, da Burton a Nolan, uno strepitoso consenso, salvo qualche scivolone che, tutto sommato, ci sta anche se è servito a pompare di ego dark Il Cavaliere Oscuro, gli altri eroi della DC Comics, da Lanterna Verde (2011) a Superman, o meglio in questo caso L’uomo d’Acciaio, non riescono a replicare il successo dell’eroe di Gotham City.
Dopo la classicità di Richard Donner e Christopher Reeve, la Warner Bros. nel 2006 tirò fuori dalla naftalina il mantello di Superman per farlo indossare all’elegante Brandon Routh, ma nemmeno la regia di Bryan Singer riuscì a incassare qualche commento sensazionale e il mantello tornò negli armadi.
Deve essere stato un duro colpo per la Warner Bros., anche perché nel frattempo la Marvel al cinema ha mietuto un successo dopo l’altro a furor di critica e pubblico; ma non si è arresa e ha investito circa duecentoventi milioni di dollari per “ridisegnare” il fumetto, ingaggiando la premiata ditta David S. Goyer e Christopher Nolan e affidando la regia a Zack Snyder (300, Watchmen).
Con ridisegnare intendiamo proprio che la saga di Superman, come l’abbiamo conosciuta dal fumetto fino alla serie televisiva Smallville, è stata riscritta e non solo nel costume indossato dall’eroe. Prima di tutto la famosa S, disegnata sul muscoloso petto, sta ad indicare la parola speranza, non c’è la kryptonite e non c’è nemmeno Lex Luthor. Però c’è sempre il Kansas e c’è il Daily Planet. Ah, e soprattutto, unica rassicurazione di questo immenso blockbuster è Henry Cavill, che nel ruolo Kal-El/Clark Kent è più che credibile e appagante per i fan con la sua bella presenza e con sfumature caratteriali ben elaborate. Poi non c’è supereroe che si imponga con fierezza e gloria senza un villain che non sia altrettanto risoluto e implacabile, qui interpretato dal bravissimo Michael Shannon, nei panni del generale ribelle che guida la guerra civile che distruggerà il pianeta Krypton.
Sono loro due che riescono a mantenere viva l’attenzione, oltre agli effetti speciali, anche se nel complesso la loro combinazione non riesce a compensare la sceneggiatura nebulosa e una regia che ha confuso il set di questo film con quello dei Transformers (dove quanto meno i robots avevano una grazia architettonica ben congegnata, mentre qui le navicelle spaziali sono oggettivamente brutte e grossolane).
Quello che ci lascia attoniti è il lavoro di scrittura, perché dopo aver visto i lavori di Goyer e Nolan (il soggetto è di entrambi, Nolan poi si è dedicato alla produzione e Goyer alla sceneggiatura) non capiamo come siano riusciti a rendere questo fumetto a metà strada tra la fantascienza e misticismo. Una trama troppo complicata, piena di lunghe spiegazioni e allo stesso tempo salti temporali che lasciano più dubbi che curiosità.
L’inizio de L’Uomo d’Acciaio è sull’orlo dell’impietoso. Il pianeta Krypton sta per distruggersi e Russel Crowe, Jor-El, dopo una serie di spiegazioni didattiche (che poi continuerà a dare nel corso del film con toni sempre più accademici e profetici) spedisce il neonato Kal-El sulla Terra. Lo ritroviamo come Clark Kent uomo fatto, all’età di 33 (!!!) anni. Clark vaga in incognito, sotto falso nome, alla ricerca di sé stesso. Con una serie di flashback ci viene riproposta la sua infanzia, accudita con amore dai genitori addottivi (Kevin Costner e Diane Lane), sempre pronti a proteggere questo bambino speciale. A un certo punto ci troviamo in un’aerea militare, dove è stata rinvenuta una navicella spaziale; e lì che Clark lavora (non è dato sapere come ci sia arrivato e quali siano le sue mansioni) ed è lì che riesce a comunicare con il padre biologico, che gli dice cose del tipo che le sue scelte determineranno il destino del pianeta e lui sarà il ponte tra gli umani e la sua razza e via dicendo.
Arriva anche una giornalista, premio Pulitzer, Lois Lane (Amy Adams) e abbiamo anche la storia d’amore (scritta comunque, se ci è permesso dire, peggio dell’inizio del film, senza struggimenti, senza creare attese, pathos, sospiri, tensioni, qualche lacrima, giusto un bacetto poco memorabile).
Così, una volta scoperte le sue origini, Clark torna a casa nel Kansas, ma il generale Zor, dopo aver passato anni a dare la caccia al figlio del suo peggior nemico, lo trova e la battaglia ha inizio.
Banalmente ci viene da dire che forse era meglio lasciare a Superman le sue mutande rosse, senza la ricerca di filosofie e maturità, non estrapolarlo, insomma, da un contesto fumettistico, per dare un ricercato senso di realismo, ma mantenere una sprezzante caricatura eroica.
Ma alla fine, se è il risultato quello che conta, Snyder è riuscito a portare a casa colossali sequenze di combattimenti, esplosioni, che sono richieste per questo genere di intrattenimento.
Titolo originale: Superman: Man of Steel
Nazione: U.S.A.
Anno: 2012
Genere: Azione, Fantascienza, Avventura
Durata: 143′
Regia: Zack Snyder
Social network: facebook, twitter
Cast: Henry Cavill, Diane Lane, Kevin Costner, Amy Adams, Russell Crowe, Michael Shannon, Laurence Fishburne, Christopher Meloni, Jadin Gould, Ayelet Zurer, Antje Traue
Produzione: Atlas Entertainment, Cruel & Unusual Films, DC Entertainment, Syncopy
Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia
Data di uscita: 20 Giugno 2013 (cinema)