Accolto da lunghi applausi nella prima ufficiale al Festival di Cannes, arriva nelle sale italiane uno dei film più attesi della stagione. “La grande bellezza” segna il ritorno nelle sale di uno dei registi più amati e controversi della nostra generazione. Condannato duramente, in via preventiva, dai critici dei “Cahiers du cinema”, il film di Paolo Sorrentino possiede tutte le carte in regola per concorrere all’assegnazione finale della Palma d’oro.
“Il viaggio che ci è dato è interamente immaginato.” Inizia così, con una citazione presa al termine della notte da Louis-Ferdinand Celine, il sesto lungometraggio diretto da Paolo Sorrentino, il quarto che vede come protagonista assoluto Toni Servillo. In una Roma sacrale raccontata con lunghe panoramiche sulle sue bellezze senza tempo, si muove “l’apparato umano” di Jep Gambardella, giornalista mondano e scrittore di un unico libro dato alle stampe quarant’anni prima e ormai introvabile. Nobili decaduti, vecchi e nuovi cafonal, radical chic sempre pronti a schierarsi dalla parte giusta; le feste all’ombra del Colosseo nell’immensa villa di Jeb sono il proseguimento ideale di quelle raccontate da Luhrmann nel suo “Gatsby“. Anche qui la modernità irrompe in maniera netta e definitiva nelle vite di una borghesia annoiata e stanca di se stessa, sorpresa nell’attimo in cui il successo ha già intrapreso la sua irrefrenabile corsa verso il basso, trascinando con sé il cattivo gusto di chi si riflette nella buona società: scrittori socialmente impegnati, bambini prodigio nelle arti contemporanee, attori persi nelle loro velleità d’avanguardia, tutti irrisi dallo sguardo morbido di chi sa che “siamo tutti sull’orlo della disperazione, non abbiamo altro rimedio che farci compagnia, che prenderci un po’ in giro”. E Sorrentino, nel suo sguardo spietato e visionario, sa bene come trasformare la materia che plasma senza mai privarla dell’ironia necessaria.
La grande bellezza è il suo il film più intimo e autorale, una dolce vita dopo la dolce vita in cui tutto appare per quello che è: senza più incanto, senza magia, al punto che l’unico trucco che resta è l’illusione, la speranza di una apocalisse dal volto umano che rifondi le coscienze e dispensi un briciolo di speranza. Se la vicinanza a Federico Fellini era già evidente nei lungometraggi precedenti, in questo la visione di Paolo Sorrentino sembra quasi sovrapporsi a quella del regista romagnolo, regalando uno sguardo che farà arricciare il naso a qualche critico, ma che regalerà anche magnifiche suggestioni a coloro che si lasceranno guidare dalla precisione estetica dell’immagine cinematografica.
Lungo quasi due ore e mezza, il film alterna intuizioni geniali a qualche vezzo autoriale di troppo: dalla recitazione di Servillo – a volte talmente teatrale da apparire artefatta (ma forse sarà il tempo a farla sedimentare fino a renderla perfetta) – alla mezz’ora finale troppo carica di simbolismi e costrutti religiosi. Ed è proprio l’iconografia ecclesiastica a raccogliere in sé la parte più interessante e più oscura del film. Eminenze cardinalizie perfettamente a proprio agio nel dispensare consigli culinari ai commensali rapiti al pensiero di gustosi manicaretti, suore maliziose in fila per una puntura di botulino, sante missionarie votate alla povertà e alla ricerca delle proprie radici. Una delle chiavi di lettura è proprio il desiderio di Jeb di ritrovare il tempo perduto (Proust è di certo l’autore più citato, ma non mancano i riferimenti a Flaubert e alla Comédie Humaine di Balzac), di ripercorrere e rileggere il proprio passato alla luce del primo amore, conosciuto e lasciato scivolare via nell’ignavia dei vent’anni. Proprio come per Fellini, il cui finale alternativo di 8e1/2 rappresentava un treno “pieno di fantasmi, di spiriti, forse fermo su un binario morto, forse in viaggio verso il nulla”, i trenini carnevaleschi di Sorrentino non vanno da nessuna parte, sorretti solo dall’alcool bevuto e dalla musica assordante. Un grande affresco del nulla che passa anche per le buone prove di Carlo Verdone e Sabrina Ferilli, integrati con naturalezza nello spirito del film, volto a ricordare che il cinema – come la vita – è un magnifico trucco.
La grande bellezza
Titolo originale: La grande bellezza
Nazione: Italia
Anno: 2013
Genere: Drammatico
Durata: 142′
Regia: Paolo Sorrentino
Sito ufficiale: www.lastampa.it/promozioni/la-grande-bellezza
Cast: Toni Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Piero Gimondo, Isabella Ferrari, Serena Grandi, Giorgio Pasotti, Massimo Popolizio, Giulia Di Quilio
Produzione: Indigo Film
Distribuzione: Medusa
Data di uscita: 21 Maggio 2013