Domenica 21 giugno alle ore 21.30 a Lenz Teatro, una performance poetica dai Tristia di Ovidio e da Todesfuge di Paul Celan. A seguire il film Over Construction di Francesco Pititto con musiche di Robin Rimbaud /Scanner.
In La grande cicatrice_Exilum 01, creazione di Maria Federica Maestri e Francesco Pititto, i versi del grande poeta latino Ovidio dalla terra d’esilio a Tomi in Romania si fondono insieme ai versi del grande poeta rumeno che ha vissuto in Francia ma che ha scritto in tedesco, la lingua della madre e dell’Olocausto. La performance si svolgerà nel cortile dell’ex fabbrica ora sede della compagnia.
Exilium è il nuovo progetto di visual e performing art di Lenz Rifrazioni realizzato per la parte filmica in Romania che prende in esame – come oggetto di indagine drammaturgica a tutto campo – il termine “exilium” come pretesto creativo per delineare una mappa di rappresentazione umana e artistica a partire dai Tristia e dalle Epistulae ex Ponto di Ovidio, opere dell’esilio del poeta latino. L’esilio nell’accezione latina è una forma di punizione, molto praticata nel mondo antico e medievale, che consiste nell’allontanamento forzato e obbligatorio di un condannato dalla sua terra d’origine. Nel mondo moderno all’esilio imposto si è aggiunto l’esilio volontario – exilium volontarium – come negli anni del fascismo o durante la persecuzione degli ebrei mentre nell’oggi la forma più diffusa di esilio volontario è praticata per motivi di sostentamento, di fuga da situazioni di guerra e persecuzione etnica, di difesa della propria vita e di quella dei familiari.
In Over Construction, videofilm di Francesco Pititto, con musiche di Robin Rimbaud / Scanner, l’affresco della cupola del duomo di Parma affrescata dal Correggio nei suoi dettagli piu’ nascosti diventa il segno portante di una metamorfosi originaria che comprende materia, corpo umano, pensiero e storia, il punto iniziale di una composizione pittorica che tutto ricompone in un unicum di movimento, bellezza e proiezione divina. la potenza della forma ancora impregna la pratica artistica contemporanea, i suoi luoghi di lavoro, l’estetica dei nuovi artefici. E’ un’illusione, come il salire rotatorio dei corpi verso l’alto, verso il punto di fuga dell’anima, verso il futuro con lo sguardo rivolto al passato, a noi, come l’angelo di Benjamin, come l’angelo di Klee.