Giornate degli Autori
Durante un regolamento di conti tra quattro flics corrotti ed una gang di criminali, Parigi viene inopinatamente sconvolta dal risveglio di orde di zombies ansiosi di appagare il loro istinto cannibalico. Chiusi in un palazzo assediato dai ‘morti viventi’, poliziotti e criminali superstiti devono far fronte comune contro il terribile nemico anche grazie all’aiuto di un pittoresco inquilino dello stabile.
La prima reazione a La Horde è di rigetto. E ciò non tanto per l’ampia profusione di sangue e violenza (ampiamente codificata nei vari sottogeneri individuati dagli storici dell’horror), quanto piuttosto per la palese futilità dell’operazione. Fare della banlieue la quinta posticcia di uno spettacolo scevro di implicazioni sociologiche e creare uno zombie movie in cui le motivazioni dell’assalto dei “redivivi” vengono completamente taciute significa infatti dar ragione a chi sostiene che il filone viva una fase di stanca exploitation lontana dai fasti della celebre pellicola creata da Romero a ridosso della guerra del Vietnam. Sarebbe facile attingere all’attualità per trarre ispirazione da guerre o nefandezze costate la vita a migliaia di persone che avrebbero mille valide ragioni di reclamare una cruenta vendetta ‘postuma’; sarebbe facile anche sganciare il genere dal vincolo dell’allegoria storica ed innovarlo servendosi dell’archetipo dello zombie per esplorare altre varianti di rimosso da cui la società occidentale non può o non potrà mai liberarsi del tutto.
La strada scelta da La Horde è invece piuttosto avvilente. I riferimenti visivi sono i cosiddetti videogames “sparatutto”, il criterio fondante della messa in scena è il ritmo, i due registi si riducono a funambolici gestori di un “pasticciaccio” sanguinolento e, last but not least, i ben cinque (!!) sceneggiatori si rifugiano nella moralina dell’unione che fa la forza e non riescono a far progredire la storia se non attribuendo al manipolo di superstiti un’intermittente ed inverosimile dimenticanza degli unici modi di annientare davvero gli zombies e dei rischi connessi ai morsi ricevuti. Mancano poi due ingredienti fondamentali di ogni horror che si rispetti, ovvero la suspense preparatoria della strage (qui invece accade tutto molto, troppo in fretta) e la costruzione di una pur minimale empatia dello spettatore per generare un autentico senso di paura.
Se, però, siete dei gamers incalliti e vi esaltate davanti ad un tripudio di spari, testate e calci; se non potete fare a meno di trovare adorabile un ciccione di mezza età che gode solo ad imbracciare armi; se non vi importa chiedervi cosa ci faccia un bravo attore come Aurélien Recoing in una pellicola simile; se, in definitiva, cercate solo crasso entertainment (o, per dirla con le parole dei registi, “a wild roller-coaster ride”), allora La Horde è il film giusto per voi. Se permettete, però, passiamo.
Titolo originale: La Horde
Nazione: Francia
Anno: 2009
Genere: Horror
Durata: 97’
Regia: Yannick Dahan e Benjamin Rocher
Cast: Claude Perron, Jena-Pierre Martins, Eriq Ebouaney, Aurélien Recoing, Yves Pignot, José Prestia