LA PAURA DELL’EVOLUZIONISMO a cura di Guido Barbujani

Un interessante ciclo di conferenze sulla paura al Teatro Due di Parma

La serie di incontri organizzata dalla Fondazione Teatro Due di Parma, iniziata nel mese di novembre e interamente dedicata al tema della paura, volge ormai al termine: penultimo incontro previsto, quello con lo scienziato, scrittore e docente di genetica presso l’Università di Ferrara, Guido Barbujani, che ha preso in esame la paura dell’evoluzione.

Evoluzione intesa nell’accezione propriamente scientifica del termine, legata alla figura di Charles Darwin soprattutto, ma anche intesa come scetticismo che ruota attorno all’evoluzionismo in quanto teoria, ancora oggi fortemente contrastata da alcune scuole di pensiero e non solo.

Il percorso attraverso la storia (non solo contemporanea) dell’evoluzionismo, è anche e soprattutto la storia dei volti che hanno assunto un ruolo concreto nell’affermazione di questa teoria: volti presentati allo spettatore attraverso una serie di immagini proiettate, accompagnate dai commenti letti (e interpretati) dall’abile Roberto Abbati. Barbujani e Abbati interagiscono svelando con sorprendente chiarezza che il problema legato all’evoluzione e alla sua dimostrazione è, principalmente, un problema legato ai criteri didattici oltre che alla palese difficoltà dell’uomo di accettare gli ‘effetti collaterali’ che l’evoluzione in quanto fenomeno comporta.

Ascoltando la dissertazione, si scopre che la paura dell’evoluzione è stata ‘inventata’ dagli Americani che restano, tendenzialmente, soprattutto attraverso le sette protestanti, i più ostinati oppositori della teoria in questione; si scopre, ad esempio, il difficoltoso percorso scolastico del grande Charles Darwin, il lungo periodo di allontanamento dalla scrittura, quasi una fase preparatoria che, dopo circa ventitre anni di attesa, lo condusse nel 1859 alla redazione di On the Origin of Species by Means of Natural Selection, opera capitale per la filosofia, l’antropologia, la biologia da quel momento in poi.

Barbujani si chiede se anche lo stesso Darwin fosse, in qualche modo, spaventato dall’evoluzione e risponde affermativamente, sottolineando il lungo periodo di gestazione che attraversarono le scoperte dello studioso prima di divenire ‘bene comune’, a disposizione di addetti e non addetti ai lavori. Lo studioso ritorna al viaggio di Darwin sulla Beagle, intrapreso nel 1831 e concluso cinque anni più tardi, alla scoperta in quella sede del metodo comparativo, alla moglie Emma e all’abitazione fuori città, ancora oggi visitabile, in cui scoprire anche dettagli della lunga ricerca darwiniana.

Alle spalle di questo approfondimento, c’è un lungo percorso che Barbujani ha realizzato non solo attraverso i contributi scientifici, bensì anche mediante la letteratura: nel 1994 esordì infatti con il romanzo “Dilettanti. Quattro viaggi nei dintorni di Charles Darwin” (Marsilio), dedicato proprio alla figura dello scienziato delineato attraverso la passione per la scienza tra attività e silenzio; al primo romanzo seguirono poi “Dopoguerra” (Sironi, 2002) e “Questione di razza” (Mondadori, 2003).

Il teatro dunque utilizzato come luogo di interazione con la scienza, dimensione volta alla scoperta dell’uomo e dell’universo come realtà che scorre, che si trasforma, che ci trasforma: non solo palcoscenico, non solo spazio per la rappresentazione quanto piuttosto spazio per il confronto.

Il contributo di Barbujani ci costringe ad una riflessione che ha differenti e complesse ramificazioni: la paura, lo scetticismo, verso la teoria dell’evoluzione della specie (come, per conseguenza, verso l’evoluzione in generale), non costituisce concretamente un preoccupante limite per la società contemporanea? Non è, forse, una malcelata forma di revisionismo? E, soprattutto, non giustifica un preoccupante rifiuto verso la scientificità in quanto tale?

Il rifiuto verso l’evoluzione è un po’ il rifiuto verso il cambiamento, verso l’apertura al Nuovo e a ciò che esso comporta, a quanto necessariamente non conosciamo. La superiorità dell’umanità, in un certo senso, si sbriciola, poiché l’uomo è semplicemente un essere vivente (per quanto più complesso rispetto agli altri) e, come tale, deve essere analizzato; credo che il timore per la perdita di un ‘primato’ quale quello della superiorità della specie, sia di notevole rilevanza, soprattutto all’interno di una società che s’interroga sull’esistenza di altri mondi, di altri luoghi, di altre forme di vita. Ma questa è un’altra storia.

Il geniale ciclo delle conferenze dedicate al tema della paura in alcune delle sue varie accezioni, dimostra quanto l’uomo contemporaneo, artefice e vittima del progresso in tutte le sue forme, abbia bisogno di scendere in profondità nell’analisi dei fenomeni che toccano il suo viaggio sul pianeta e la sua stessa psiche, per capirsi, per conoscersi, per trovare riscontri di una certa sana o, quantomeno, comprensibile, insicurezza quotidiana.

TeatroDue – il 24/05/2006
LA PAURA DELL’EVOLUZIONISMO
a cura di Guido Barbujani, scienziato, docente di genetica
Ore 18:00
Fondazione Teatro Due
Viale Basetti, 12/a – 43100 Parma
Biglietteria e informazioni: Tel. 0521 230242
info@teatrodue.org